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sabato 17 agosto 2013

Wolverine - l'immortale


Il più Dc dei supereroi Marvel, Wolverine è anche il mio X-Man preferito, per la sua figura Eastwoodiana e per il suo essere così fottutamente rock, tanto da farmi vacillare se mi chiedessero di scegliere tra lui e il Cavaliere Oscuro. Nel secondo film interamente dedicatogli (ricordiamo X-Men - le origini - Wolverine) lo vediamo impegnato nella terra del Sol Levante, tra Tokyo e Nagasaki,  tormentato più che mai dai suoi ricordi e dai suoi incubi,  affiancato per l'occasione dalla sua Guardia del corpo, Yukio, altra mutante in grado di prevedere il futuro, più esattamente la morte di chi gli sta attorno. Logan, barbuto e barbone, viene convinto da Yukio a seguirla per andare a dare l'estremo saluto al Maestro Yashida, ex soldato giapponese salvato dallo stesso Logan ai tempi della Bomba atomica su Nagasaki e poi creatore di un impero scientifico tecnologico. Ad aspettarlo Wolverine troverà il figlio di Yashida, Shingen, e la figlia di questi, Mariko, erede universale (per la rabbia del padre che decide di farla rapire dalla Yakuza) dell'impero creato dal nonno. Al fianco del maestro Yashida c'è un'attraente quanto malvagia dottoressa sotto le cui spoglie si nasconde nientepopodimenoche Viper. Questa, a sommi capi, la trama. Ma addentriamoci nell'analisi critica del film: non avendo letto il fumetto da cui è tratto questo brano della vita del nostro supereroe (la miniserie "Wolverine" scritta da Chris Claremont e illustrata da Franc Miller),  non so dire se il film sia stato fedele o meno alla comic novel, ma una cosa è certa: non è un film noioso. Non mancano le scene d'azione, mixate con sapienza all'introspezione del personaggio che deve fare i conti con la onnipresente (nella sua testa) Jean, la sua amata alla quale, suo malgrado, ha dovuto dire addio, e i flashback ai tempi della guerra (mi è piaciuta  moltissimo la scena dell'esplosione dell'atomica). Inoltre il film presenta alcuni sketch al limite del comico per allentare la tensione e Hugh Jackman è perfetto nell'interpretare un supereroe tanto duro quanto ironico e orso (ma questo lo sapevamo già). Finalmente la Disney non ha calato la sua accetta carica di buonismo e ipocrisia su un personaggio che non può essere al centro di un film per tutta la famiglia, cosa che invece si è puntualmente verificata in Iron Man (non li perodnerò mai per aver ridicolizzato sia la figura del protagonista che quella del Villain, senza dimenticare il taglio degli AC/DC dalla colonna sonora). Quindi posso benissimo dire che Mangold, il regista, ha confezionato proprio un bel prodotto, sicuramente aiutato dal cast e dal personaggio che comunque è garanzia di successo. E ora mettiamoci comodi e attendiamo il nuovo episodio della saga di X-Men, di cui abbiamo un appetitoso bocconcino nella scena finale post titoli di coda. 

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