Visualizzazioni totali

Sezioni

venerdì 21 dicembre 2018

IL RITORNO DI MARY POPPINS (2018) DI ROB MARSHALL


Eccoci a commentare l’ennesimo sequel che rimarca, se ce ne fosse ancora bisogno, la mancanza di idee o meglio la non voglia dei capoccioni Hollywoodiani di spremersi le meningi e farci arrivare, almeno per le Feste, qualcosa di non ancora visto. Alla regia de Il Ritorno di Mary Poppins troviamo Rob Marshall (Chicago), mentre nei panni della magica Tata c’è Emily Blunt, ma per favore non facciamo paragoni con Julie Andrews perché qualunque attrice perderebbe indecorosamente contro tale divinità cinematografica.


Stavolta nei guai con la Banca (per la quale lavora come cassiere) è proprio Michael Banks (Ben Whishaw), vedovo e con tre figli da sfamare (Georgie, Annabel e John), che non riesce a pagare le rate del mutuo e, nonostante l’aiuto della sorella Jane (Emily Mortimer), rischia di vedersi portar via la casa dal Direttore senza cuore Wilkins (Colin Firth). In soccorso di Michael arriverà Mary Poppins (Emily Blunt) in compagnia del suo amico lampionaio Jack (Lin Manuel Miranda).   


Il dettaglio che ci fa intuire che trattasi di sequel e non di remake è il fatto che i protagonisti, oltre a Mary Poppins, siano Michael e Jane Banks con circa venti primavere in più rispetto al film del 1964.
Il Ritorno di Mary Poppins è un film piacevole, strutturato come commedia/musical con chiaro spirito pedagogico (come il capitolo precedente) e accompagna lo spettatore senza troppi intoppi fino alla fine. Il problema è proprio il capitolo precedente che, volenti o nolenti, siamo costretti a usare come pietra di paragone con gli esiti tra i più scontati possibili. Non si può rimproverare nulla a Emily Blunt la quale recita, canta e balla in maniera quasi impeccabile ma, come già accennato in precedenza, si ritrova per forza di cose a fare i conti con un improponibile confronto con l’attrice che la precedette nel suo ruolo, ovvero Julie Andrews.


Da apprezzare ci sono i camei dei grandissimi Dick Van Dyke e Angela Lansbury e un’altra comparsata di pochissimi secondi (non vi svelo né l’attrice né il suo ruolo nel film precedente), nonché i frammenti animati del film, per i quali è stata utilizzata la stessa tecnica grafica del primo capitolo. Piccolo ruolo anche per Meryl Streep che però non lascia il segno. 
D’altro canto, manca quella canzone iconica capace di far rimanere bene impresso il film nella memoria degli spettatori, come lo fu “Basta un poco di zucchero” e, ancora di più, “Supercalifragilistichespiralidoso”. Il Ritorno di Mary Poppins risulta comunque un film commovente, sebbene solo in alcuni suoi punti, e molte sue scene sono state girate con il chiaro scopo di far rivivere i fasti del primo film (obiettivo a volte centrato, altre no). Possiamo dunque parlare di un film riuscito a metà, forse fuori tempo massimo (i cinquantaquattro anni di differenza si sentono tutti). Magari questo film piacerà più alle vecchie generazioni che a quelle più giovani, ma quasi sicuramente, almeno al botteghino, sarà un successo.
Il Ritorno di Mary Poppins è in programmazione nelle sale italiane dal 20 dicembre, distribuito da Walt DisneyStudios Motion Pictures che si ringrazia per le immagini allegate.
Voto: 6,5
Luca Cardarelli


giovedì 20 dicembre 2018

BUMBLEBEE (2018) DI TRAVIS KNIGHT [NO SPOILER]


Dopo il disastroso ultimo capitolo della saga Transformers (L’ultimo Cavaliere) diretto da Michael Bay, era necessaria un’inversione di rotta per tutto il franchise targato Paramount-Hasbro che, altrimenti, sarebbe andato completamente distrutto. A sistemare le cose, o per lo meno a provarci, è stato chiamato, da Bay stesso, un regista relativamente giovane con un recente passato da animatore (nel senso cinematografico, non vacanziero), Travis Knight, erede dell’Impero Nike (è infatti il figlio di Phil Knight, Fondatore e Presidente dell’azienda regina del mercato dell’abbigliamento sportivo) nonché presidente e Amministratore delegato della Laika Entertainment, società per la quale ha diretto il suo unico film prima di Bumblebee, Kubo e la spada magica. Bay si è dunque defilato preferendo ricoprire la figura del produttore insieme al suo amico fraterno Steven Spielberg.
Premettiamo subito che Bumblebee cancella quasi totalmente l’ultimo episodio di Tranformers, in quanto vi sono dei dettagli che stridono con la storyline  imbastita da Bay sulla presenza dei Cybertroniani sulla Terra sin dalla preistoria e molte altre chicche.


Secondo il prologo del film, infatti, Cybertron è sull’orlo del collasso causato da una guerra pesantissima tra Autobot (i Transformers buoni) e Decepticon (i Transformers malvagi). Optimus Prime, il capo degli Autobot, decide che, per preservare la propria gente, è meglio trovare un altro pianeta da abitare e nello stesso tempo da proteggere dalla minaccia portata dai Decepticon. Il primo Autobot ad essere spedito sulla Terra è Bumblebee. Subito dopo essere precipitato sul nostro pianeta, esso si scontra con una truppa armata dell’esercito americano capitanata dall’Agente Burns (John Cena) e, per sfuggirvi, si mimetizza sotto forma di Maggiolino Volkswagen in uno sfasciacarrozze di San Francisco. Qui, Charlie Watson (Hailee Steinfeld), una ragazzina di 18 anni appena compiuti, lavora per racimolare quel tanto che le permetterebbe di comprarsi un’automobile. Un giorno però Charlie riesce a strappare dalle grinfie di un antipaticissimo capo officina il maggiolone giallo e portarselo a casa. Nel frattempo i militari, paventando una minaccia sovietica, vengono a patti con i Decepticons che hanno localizzato Bumblebee e lo stanno cercando per porre fine alla sua vita. Ovviamente il Governo USA non sa in quale guaio sia appena andato a cacciarsi.


In questa cornice, il film di Travis Knight si dipana molto agilmente tra scene action girate finalmente con una logica, piccole e non fastidiose situazioni comiche e un sottofondo piacevolissimo che la colonna sonora meravigliosamente anni ’80 ci regala. Travis Knight ci porta un film piacevolissimo da guardare, sia per i più attempati che per i ragazzini che, specifichiamolo, rappresentano il vero target della pellicola. La trama non risulta ingarbugliata come nei precedenti capitoli, anzi, risulta fin troppo lineare, ma mai rinunciataria o banale.


Semplicemente si tratta di un film di puro intrattenimento e chi lo vedrà, nella maggior parte dei casi, sono sicuro che rimarrà molto soddisfatto, anche in base alle aspettative molto basse con le quali molti si approcceranno alla sua visione. Se al tutto aggiungiamo delle bellissime citazioni sia musicali che per immagini di film cult anni ’80 che lascio a voi il piacere di scoprire quali siano, non possiamo che rimanere piacevolmente impressionati dal lavoro svolto dal regista e dal suo cast tecnico, nel quale spicca il nome di Dario Marinelli, autore delle musiche originali del film e vincitore di Golden Globe e premio Oscar per la colonna sonora del Film “Espiazione” nel 2008.


In conclusione, il film è ampiamente promosso, non solo se confrontato con i precedenti capitoli della saga di cui fa parte, ma anche in quanto film a se stante che, speriamo, abbia dei dignitosi sequel che proseguano sulla sua stessa strada.
E se vi steste chiedendo come diavolo faccia un Maggiolone Volkswagen a diventare una Chevrolet Camaro, siate fiduciosi: avrete la risposta guardando il film.
Bumblebee uscirà in Italia, distribuito da Twentieth Century Fox (che si ringrazia per le immagini fornite) il giorno 20 dicembre. Non perdetevelo!
Voto 8.
Luca Cardarelli







lunedì 17 dicembre 2018

MACCHINE MORTALI (2018) DI CHRISTIAN RIVERS


Chi si lamentava del fatto che quest’anno non ci sarebbe stato il consueto film di Natale proveniente da un Galassia lontana lontana, potrebbe trovare in Macchine Mortali una (non) buona alternativa. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Philip Reeve, diretta da Christian Rivers, aiuto regista di Peter Jackson (qui produttore e co-sceneggiatore insieme a Philippa Boyens e Fran Walsh) nei primi due episodi della trilogia de Lo Hobbit, è infatti una sorta di trasposizione steam punk di Star Wars, dal momento in cui mescola al suo interno storyline e personaggi, variando sostanzialmente solo le ambientazioni, costituite da paesaggi post-apocalittici e città predatrici poste su carri armati in cerca di altre città da distruggere.


Come nei film di Star Wars abbiamo un “Impero” e una coalizione di “Ribelli”. A Capo dell’impero, interpretato da Hugo Weaving, vi è Thaddeus Valentine, una sorta di Dart Vader anni 3000, in possesso di un’arma simil-Morte Nera in grado di distruggere tutto ciò che incontra davanti a sé, e con una storia tormentata alle spalle finita con l’uccisione della madre di Hester Shaw (Hera Hilmar), la quale ora è in cerca di vendetta. L’Han Solo della situazione è  Tom, interpretato dal belloccio da Young Adult movie Robert Sheehan, giovane sottomesso al sistema di Valentine che, dopo aver scoperto le sue magagne, si unisce a Hester per aiutarla.


Le vicende poi si evolveranno in una guerra tra la potente e cingolatissima Londra e le piccole città, oltre che in una mielosissima storia d’amore con inevitabile happy ending.
Come si può intuire, Macchine Mortali non possiede al suo interno alcun elemento innovativo, se non forse nel suo comparto tecnico, capace di ricreare ambientazioni maestose e qualche scena action degna di nota. Tutto il resto sa di già ampiamente visto e rivisto, tanto da permettere di prevedere in sequenza ogni singolo avvenimento, la comparsa di nuovi, stereotipatissimi personaggi (che in molti casi spariscono senza motivo, per poi riapparire sempre senza motivo) e le ovvie, nel senso di scontatissime, soluzioni finali.


Essendo sotto Natale, si potrebbe paragonare questo film a un curatissimo incarto che avvolge una bellissima scatola vuota o, se proprio non vogliamo metterla giù così dura, un regalo che delude enormemente le aspettative in esso riposte, come quando, da ragazzini, trovavamo una sciarpina e un paio di guanti, mentre ci aspettavamo una Playstation.
Con buona pace di Peter Jackson. 
Il film è nelle sale dal 13 dicembre, distribuito in Italia da Universal Pictures. 
Voto: 5
Luca Cardarelli
Per le immagini si ringrazia Universal Pictures.