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venerdì 22 gennaio 2016

REMEMBER DI ATOM EGOYAN




Presentato a Venezia in occasione dell'ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Remember, scritto da Bemjamin August e diretto da Atom Egoyan (The Sweet Hereafter e Devil's knot), è un film che tratta il tema dell'olocausto in maniera originale sotto forma di Thriller ad alto tasso di suspence. 
Max e Zev (Martin Landau e Christopher Plummer) sono due anziani che vivono in un ospizio, ed entrambi hanno vissuto gli orrori del Nazismo e dell'Olocausto. Max, costretto su una carrozzina convince, convince Zev (affetto da demenza senile e molto labile di memoria) ad andare in giro per il nord America alla ricerca di Rudy Kurlander, l'ufficiale delle SS responsabile della morte dell'intera sua famiglia, e ad ucciderlo per avere una giusta e freddissima vendetta. 


Remember è un film con molte anime: è un Road Movie, un Thriller e un Dramma mescolati abilmente insieme da un Atom Egoyan capace di emozionarci, a volte farci ridere e stupirci. Un film a tappe che ricorda in alcuni momenti This must be the place di Paolo Sorrentino, quanto meno per l'obiettivo che viene imposto al protagonista non molto presente a se stesso che, come Drew Barrimore in 50 volte il primo bacio, ogni volta che si desta dal sonno ha bisogno di qualcosa che gli faccia ricordare dove si trova, come ci è arrivato, perchè e cosa deve fare: in questo caso una lettera scritta dal suo compagno Max con tutte le istruzioni da seguire. Ma Anche Memento di Nolan ci viene evocato quando vediamo Zev scriversi sul braccio delle cose da ricordarsi. Lo stesso titolo Remember altro non è che la traduzione dell'imperativo latino del film del regista inglese.


La memoria è dunque il tema portante del film: intesa come facoltà mentale ma anche come storia. Il protagonista è mosso dal desiderio di vendetta in quanto memore di quanto accadde alla propria famiglia 70 anni prima. E c'è un tatuaggio pronto a ricordarglielo nel caso in cui la sua demenza gli giochi brutti scherzi. 
Un thriller con una colonna sonora che riporta alla mente i capolavori di Alfred Hitchcock e che procede spedito fino ad un finale molto ben gestito sia a livello di sceneggiatura che di regia come non se ne vedono molti, purtroppo, ultimamente. 
Ottime le interpretazioni dei due protagonisti principali, ma apprezzabile anche la prova di Dean Norris nei suoi classici panni da poliziotto già vestiti in Under The Dome ma soprattutto in Breaking Bad



Da non perdere.
Nelle sale dal 4 febbraio 2016.
Voto: 8/10


IL CASO SPOTLIGHT (SPOTLIGHT) DI THOMAS MCCARTHY



Altro film candidato a diversi Oscar, tra i quali Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura originale è questo Spotlight diretto da Thomas McCarthy, che figura anche come co-sceneggiatore insieme a Josh Singer, autore della sceneggiatura de Il quinto potere per la direzione di Bill Condon.
Spotlight ci illustra come l'omonima task force composta da alcuni giornalisti del Boston Globe scoprì e svelò al mondo una fitta rete di preti pedofili (circa una settantina solo nell'arcidiocesi di Boston) le cui molestie sui minori vennero abilmente coperte per quasi 30 anni dall'Arcivescovo Bernard Francis Law, il quale fece in modo che i documenti legati alle varie denunce delle vittime venissero secretati e resi inaccessibili ai media. Lo scandalo che ne scaturì si allargò poi a macchia d'olio e coinvolse le autorità ecclesiastiche di tutto il mondo. 


Spotlight è un bel film di denuncia, ben scritto, diretto e interpretato (nel cast figurano, tra gli altri, i candidati all'Oscar per Miglior attore non protagonista Mark Ruffalo e Miglior attrice non protagonista Rachel McAdams), anche con un buon ritmo, se vogliamo. Le aspettative, date dalle candidature e dall'insistenza della critica nell'elogiare questo film, però non sono state rispettate. Pensavamo di trovarci di fronte ad un nuovo capolavoro ai livelli di Tutti gli uomini del Presidente, e invece tutto quello che abbiamo potuto notare è che Spotlight si limita a fare il suo compitino, senza nemmeno, per altro, scavare a fondo nei vari personaggi che ne animano le scene e illustrandoci  la fine della vicenda tramite gli odiosi spiegoni scritti, per altro, in caratteri ultraminuscoli prima dei titoli di coda.  Nessuna tensione, nessun colpo di scena, nessuna sorpresa, dunque, se non quella di leggere nella locandina l'elenco delle candidature ai prossimi Oscar.


E pare che sia pure tra i favoriti per la vittoria (da quello che si sente dire in giro). Sarà che dopo la visione di The Revenant il mondo ed il Cinema non ci sono sembrati più gli stessi, ma facciamo veramente fatica a spiegarci come questo film possa anche solo affiancare quello di Alejandro Gonzalez Iñarritu in una lista di film candidati a qualche premio. Misteri della cinematografia e dello Showbiz.
Sicuramente da vedere, perché comunque non si tratta di un film malvagio, ma ampiamente sopravvalutato e dimenticabilissimo.
Nelle sale dal 18 febbraio 2016.
Voto: 6/10
Luca Cardarelli


THE PILLS, IL WEB, LA TV, IL CINEMA E MOLTO ALTRO: L'INTERVISTA


In occasione del loro Tour promozionale, abbiamo incontrato Matteo Corradini e Luigi Di Capua, due componenti del trio romano divenuto famoso grazie alla Web Serie "The Pills" (il terzo, Luca Vecchi, era assente giustificato, colpito da un malanno stagionale) e ci siamo fatti una bella chiacchierata sul loro film in uscita nelle sale in questi giorni, ma non solo. Li abbiamo conosciuti meglio anche sotto l'aspetto personale e rispetto ai loro gusti in fatto di musica, cinema e altro ancora. 
Ecco quello che ci hanno rivelato.

Matteo, Luigi (e Luca), ovvero The Pills: nascete sul web con un apprezzatissima serie di sketch (ma anche veri e propri cortometraggi), poi approdate quasi subito in TV (Mediaset) con uno show interamente a voi dedicato e da voi condotto, infine uscite con un film al Cinema. 
Dei tre ambienti, qual è quello in cui vi siete trovati meglio, e perché?

Luigi: "Al mare!"
Matteo: "Ma anche la montagna non è male!" 
Ridono entrambi ma poi il tono si fa un po' più serio e aggiungono: "A parte gli scherzi, noi amiamo il web, lo consideriamo il nostro brodo primordiale".

- E invece come è stato girare un film per il cinema?

Matteo: "É stata dura, ma meno di quello che pensavo". 
E poi continuano alternandosi: "Tutti ci predicevano immani sofferenze tipo ora ve spaccano in due, ar cinema, quindi all'inizio avevamo un po' di paura. Ma poi, pur non potendola definire certamente 'na passeggiata de salute, si è rivelata un'esperienza positiva, faticosa ma non troppo, e comunque è andata meglio del previsto."

- The Pills - Sempre meglio che lavorare è risultato (a noi che l'abbiamo visto in anteprima) molto apprezzabile dal punto di vista tecnico ed estetico. Ma una delle cose che più ci ha colpito è il gran numero di citazioni e rimandi ad altri film presenti nella vostra pellicola. Uno dei registi più citati da voi è sicuramente Quentin Tarantino che possiamo considerare il più fissato nell'arte della citazione. Quale tra i suoi film amate di più?

Luigi: "Pulp Fiction".
Matteo: "Volevo dire anch'io Pulp Fiction, ma visto che l'ha già detto lui, dico Inglourious Basterds.
E poi insieme: "Abbiamo voluto rendergli un doveroso omaggio perché reputiamo Tarantino l'unico  che fa una commedia originale".

- Nel vostro film si possono apprezzare, per ciò che riguarda la colonna sonora, sonorità rock e punk. Immaginiamo che siano anche i vostri generi preferiti, giusto?

"Sì, certamente. Abbiamo cercato di radunare ed ospitare nel nostro film diversi gruppi facenti parte della scena musicale cantautoriale, rock e anche indie romana, tra cui The Giornalisti, Calcutta, I Cani e i Bed Time For Charlie (dei quali siamo amici). Avremmo voluto ospitare pure i NOFX, per i quali andiamo matti, ma avremmo dovuto spendere l'intero budget a disposizione solo per coprire i diritti da pagare alla Epitaph (la loro casa discografica)... "
Matteo poi aggiunge: "I NOFX, in particolare, mi hanno consentito di fare la cosa più importante della mia vita: farmi bocciare!". (Ride).

- Vi definite più comici o più demenziali o entrambi?

"Ci piace di più definirci comici, ma una certa componente demenziale in noi è sicuramente presente".

- Visto che con l'approdo in TV siete praticamente diventati "concorrenti" di altri numerosi programmi comici televisivi, come vi rapportate a questo tipo di comicità?

"In realtà noi abbiamo tentato di ricreare uno show che potrebbe essere classificato come metafiction, e non ci reputiamo molto televisivi, e nemmeno tipi da palco alla Zelig, per intenderci."

Luigi, scherzando aggiunge: "Però ci piacerebbe presentare Sanremo!" (Ridono). 

Matteo: "C'è una leggenda metropolitana che mi vorrebbe presentatore, visto che spesso mi diverto ad interpretare questa figura. Ma tutto rimane nelle quattro mura di casa, poi oh, nun se sa mai...".

- E della commedia/comicità cinematografica italiana che mi dite?

"L'unico che realmente apprezziamo nel panorama comico cinematografico odierno è Checco Zalone, perché è l'unico che, a nostro avviso, è riuscito a coniugare comicità e critica sociale in maniera un minimo costruttiva. Ma abbiamo una predilezione per Verdone e, soprattutto, per Aldo, Giovanni e Giacomo. 

- Tornando al vostro film, analizzandolo un poco più in profondità, potrebbero giungervi delle critiche per come avete trattato la tematica legata al lavoro. Quanta ironia e quanta reale convinzione c'è da parte vostra nella frase "Una vita con la sveglia alle 7,30 non vale la pena di essere vissuta"?

"Noi in realtà siamo diversi da come appariamo nel film e, di conseguenza, abbiamo anche idee molto diverse da quelle espresse dai nostri personaggi. É come se portassimo una maschera per proteggerci. Nessuno di noi pensa che siano da denigrare coloro i quali si svegliano all'alba per andare al lavoro, anzi. Pensiamo che sarebbe bello se ci si potesse svegliare un po' più tardi (ridono), tipo verso le 9. In Svezia, per esempio, la gente inizia a lavorare alle 10. Quando facciamo notare questa cosa, di solito ci rispondono poi però devi lavorà fino alle 9 de sera!. E a noi starebbe pure bene, lavorare fino a tardi la sera, chi se ne frega! Almeno però la mattina dormi. 
Matteo aggiunge: "L'uomo non è stato inventato per svegliarsi alle 7 di mattina!" (ride).

- I personaggi del vostro film hanno paura o non hanno voglia di maturare, di crescere, sognando un'eterna adolescenza, quasi. Voi come avete vissuto realmente il passaggio dall'adolescenza all'età adulta? 

- Diciamo che non c'è stato un vero e proprio passaggio. Piuttosto parleremmo di una prolungata postadolescenza, perchè, pur lavorando, abbiamo continuato a fare la stessa vita che facevamo da universitari.

- Se vi dessero carta bianca per quanto riguarda budget e cast, che film vi piacerebbe girare?

"Hai presente la scena iniziale di Austin Powers, in cui Mike Myers guarda il film di Austin Powers interpretato da Tom Cruise? Ecco Noi sogniamo di fare una cosa del genere, magari con Edward Norton che interpreta Matteo, Daniel Day Lewis che interpreta Luca e Jamie Foxx Luigi (ridono). A noi piacciono i film grezzi anni '80, tipo quelli con Kevin Costner (ridono)."

- Abbiamo visto che spesso gli Youtbers collaborano tra di loro. Voi, ad esempio, avete fatto qualcosa con Edoardo Ferrario della Webserie Esami. Pensate di ripetere questo tipo di esperienza anche per un vostro eventuale prossimo film?

"Nel nostro prossimo film raduneremo tutti gli Youtubers italiani! Ci saranno pure FaviJ e Clapis. Lo intitoleremo GAME THERAPY 2!!! (ridono)". 

- Ultima, scherzosa, domanda: come v'è uscita la battuta su CARMELO BANE? 

"Carmelo Bane era vecchia, era da tempo che girava in rete, è 'na cazzata." 

Al che ci siamo sentiti in dovere di aggiungere "Sì, 'na VENDICAZZATA!!!" *

Questi erano i The Pills (o meglio, 2/3 dei The pills, data l'assenza di Luca Vecchi che è anche il regista del film). 
Il Film "THE PILLS - SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE" sarà nelle sale da giovedì 21 gennaio. Buona visione!

Luca Cardarelli 






 *Vorremmo dedicare un saluto all'amico Andrea Guglielmino, ideatore del sito Vendicazzari Uniti, citato durante la chiacchierata coi The Pills. 

martedì 19 gennaio 2016

THE REVENANT - REDIVIVO DI ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU


Questo film è sulla bocca di tutti in questo momento. Soprattutto dopo essere stato piratato in tempo record e reso disponibile per la visione in streaming molto prima della sua effettiva uscita nelle sale. Un film che ha ricevuto la bellezza di 12 nomination ai prossimi Oscar Academy Awards (nelle principali categorie). 
The Revenant, basato su fatti realmente accaduti, remake di "Uomo bianco, va' col tuo Dio" (Man in the Wilderness) di Richard C. Sarafian del 1971, ha come protagonista principale Hugh Glass (Leonardo DiCaprio), un trapper, ovvero cacciatore di animali selvatici mediante l'uso di trappole per non rovinarne le pelli, assunto come guida in una battuta di caccia nei territori del North Dakota.


La compagnia subisce un attacco da parte degli Indiani Ree e perde molti uomini. Glass si salva, insieme al figlio Hawk, avuto con una donna appartenente alla Tribù Indiana Pawnee, e un'altra dozzina di uomini, tra i quali il Capitano Henry (Domnhall Gleeson), il cacciatore Fitzgerald (Tom Hardy) e il giovane e inesperto Jim Bridger (Will Poulter). Per paura di essere attaccato nuovamente dagli Indiani, il gruppo, su imposizione del capitano consigliato da Fitzgerald, decide di abbandonare la navigazione del fiume, più breve e meno faticosa,  ma meno protetta da eventuali attacchi, per avventurarsi a piedi sulle Montagne, giudicandola la cosa meno rischiosa. Durante il cammino però Glass viene aggredito da una femmina di Grizzly, riportando ferite gravissime e rimanendo in fin di vita.


Medicato, ma sofferentissimo, creduto da tutti in punto di morte, viene lasciato alle cure del figlio Hawk, di Fitzgerald e Bridger. Questi ultimi ricevono dal Capitano Henry l'ordine di vegliare su di lui fino alla fine e di riservargli degna sepoltura, poiché eroicamente era riuscito ad abbattere l'Orsa e dunque proteggere anche il gruppo. Ma Fitzgerald reputa un'inutile perdita di tempo restare accanto al moribondo Glass e decide di porre fine alle sue sofferenze, soffocandolo. Hawk, nel tentativo di impedirgli di uccidere il padre, aggredisce Fitzgerald ma viene da questo accoltellato a morte. Convinto della morte del padre Fitzgerald prosegue il viaggio insieme a Bridger. Ma Glass riesce a rimettersi dopo atroci sofferenze e così decide di incamminarsi nel gelido inverno americano alla ricerca di Fitzgerald per avere la sua giusta vendetta.


La lotta per la sopravvivenza alla natura e all'uomo stesso, la rabbia per una moglie ed un figlio portati via dalla brutalità umana, la vendetta, il viaggio, inteso anche come cammino spirituale, 
sono tutti argomenti trattati con minuziosissima dovizia di particolari da Alejandro G. Inarritu che mai aveva raggiunto vette così alte di perfezione registica, narrativa e stilistica nei suoi precedenti film, seppure anch'essi ottimamente realizzati.
Il film dura 2 ore e mezza circa. Molti ultimamente scrivono che The Revenant poteva e doveva durare di meno e che si fa fatica ad arrivare alla fine senza annoiarsi. Noi invece troviamo che il film scorra bene, oliato alla perfezione dagli elementi di cui sopra e che ci si dimentichi del tempo rimanendo in contemplazione davanti ad uno spettacolo offerto dalle meraviglie della natura e dai profondissimi sguardi di un Glass/DiCaprio che, pur di raggiungere il suo obiettivo, si sottopone a prove di sopravvivenza durissime ed estreme.


Molti potrebbero non reggere la visione di determinate scene, è vero. Ma ci sta. E' tutto parte dello spettacolo. Un grandioso, immenso spettacolo. Un film girato con il solo aiuto della luce naturale, quasi totalmente privo di dialoghi. Per più di tre quarti di film è la Natura a parlare. Eppure si ha la sensazione che l'intero film urli a più non posso. Per la sua magnificenza, la sua imponenza, la sua maestosità. Un film totalmente in balia della Natura. Un poderoso Western che moltissimi registi avrebbero sempre sognato di girare (a noi piace pensare che Tarantino si stia mangiando i gomiti pensando "Why the fuck didn't I make this fucking movie before?"). Un viaggio allucinante ma spettacolare nell'anima di un uomo ferito, nella carne e negli affetti personali. Un film doveroso, necessario, bellissimo, ai limiti della Sindrome di Stendhal (in particolare il piano sequenza iniziale lascia a bocca aperta per quanto è bello).


Inarritu con The Revenant si è avvicinato al genere Western a suo modo, cioè fornendogli quella dose autorialità e perfezione stilistica che solo lui e pochi altri al mondo saprebbero dare ad un film. Ma inserisce anche numerose citazioni e rimandi, sia al western classico che allo spaghetti western. E non solo. Si "abbassa" persino a citare film che mai nessuno si sarebbe mai sognato di vedere citati in una sua opera. Ad esempio "First Blood" (Rambo) che ha moltissimi elementi in comune con The Revenant. Un uomo solo, ferito, sottoposto a costanti pericoli sia umani che naturali. Un The Revenant ante litteram, solo un po' più pop e tamarro, ma non per questo da evitare.


Capitolo DiCaprio: Leo è stato fenomenale e ha offerto una performance intensissima. Con il suo sguardo talmente profondo e pieno di pathos è risultato, pur nell'assoluta assenza di parole per più di tre quarti di pellicola, logorroico di Mr Candy in Django Unchained e di Jordan Belfort in The Wolf of Wall Street messi insieme. La candidatura (e l'eventuale vittoria) all'Oscar è assolutamente meritata, per non dire dovuta. Vediamo se si inventano un altro McConaughey quelli dell'Academy per evitare di consegnare al "poor Leo" l'ambita statuetta.


I cinefili duri e puri  che hanno resistito alla tentazione di vedere questo film sul pc o sul tablet hanno fatto più che bene: The Revenant è un film fatto e finito esclusivamente per la visione cinematografica. Inarritu, che ora come ora può essere inserito di diritto nella top 5 dei registi internazionali, servendosi di ciò che di meglio la piazza gli offrisse (paesaggi spettacolari, attori tra i più quotati, un direttore della fotografia - Lubezky - tra i migliori, se non il migliore), ha dipinto la sua Gioconda. Per noi The Revenant è il film del secolo. 
Voto: 10 e lode con 92 minuti di applausi. 
Luca Cardarelli


lunedì 18 gennaio 2016

IL FIGLIO DI SAUL DI LASZLO NEMES



Era tanto tempo che non usciva un film sulla Shoah che potesse essere considerato un degno erede di Shindler's List e in grado primeggiare al gran gala degli Oscar.
Il figlio di Saul risponde a questi requisiti. L'ungherese Laszlo Nemes ha sfornato questa pellicola (perchè il film è stato girato su Pellicola, non in digitale) che ha già fatto parlare di sè all'ultimo Festival di Cannes, travolgendoci come una valanga in alta montagna, tante sono le emozioni e le sensazioni che abbondanti ne fuoriescono.


La storia parla di Saul Auslander (Géza Rohrig), un ebreo ungherese impiegato in un campo di sterminio in qualità di Sonderkommando, ovvero addetto all'accompagnamento degli ebrei nelle camere a gas, al recupero dei lori oggetti personali e alla cremazione dei cadaveri.
Dopo una sessione di "trattamento" Saul riconosce suo figlio morto e decide di evitargli l'onta del rogo nel forno dandogli degna sepoltura con l'aiuto di un rabbino, voltando però le spalle ai suoi colleghi che stanno per mettere in atto una rivolta contro le SS per porre fine a quell'orrendo mattatoio di esseri umani.


Il cineasta ungherese ha giocato sul formato (1.37:1, per intenderci, lo stesso di Mommy) e sulla regia (lunghissimi piani sequenza in primo piano sul protagonista) per rendere la già claustrofobica atmosfera delle camere a gas e dei forni crematori ancora più soffocante e angosciante.
Un pugno nello stomaco violentissimo, come da tradizione per tutti i film sull'olocausto, ma che fa ancora più male proprio per i dettagli tecnici di cui sopra e la superba interpretazione di Rohrig, la cui grandissima espressività controbilancia un copione avarissimo di battute, dove tutto ciò che udiamo sono soprattutto le urla dei condannati alle camere a gas e quelle delle SS.


Nonostante questo film sia connotato in tutte le sue parti da un'estrema "gravità", i 107 minuti di durata scorrono veloci e dubitiamo che chi si sottoporrà a questa nuova esperienza di visione cinematografica ne resterà deluso o annoiato.
Grande Cinema, d'impatto. Uscita prevista per il 21 gennaio
Voto: 9/10
Luca Cardarelli.

sabato 16 gennaio 2016

LA GRANDE SCOMMESSA DI ADAM MCKAY


Fresco di 5 nomination ai prossimi Oscar (Miglior film, attore non protagonista - Christian Bale -, regia - Adam McKay, sceneggiatura non originale e montaggio) La Grande Scommessa (The big short), tratto dal libro di Michael Lewis, è un pirotecnico film che illustra con un'accuratezza infinitesimale origini, cause ed effetti dello scoppio della crisi economica che affligge il mondo dal 2009. Tutto parte dalle Banche d'affari americane che, confidando nella estrema solidità del mercato immobiliare, cominciano ad elargire indistintamente a chiunque mutui subprime classificati dalle Agenzie di rating come tripla A, quando invece, parole testuali, altro non sono che "merda". Ovviamente i bersagli più colpiti sono gli appartenenti alla classe media che, pur di avere la proprietà di un'immobile, firmano qualunque carta venga loro sottoposta. E in caso di mancato pagamento dei mutui, gli immobili di cui le Banche erogatrici diverrebbero proprietarie verrebbero da queste venduti a prezzi maggiorati con un profitto, alla lunga, MILIARDARIO, creando una bolla immobiliare che porterà inevitabilmente ad un crollo del mercato. 


Di questa enorme truffa si accorgono diversi soggetti: il manager di un Hedge Fund (investimenti) Michael Burry (Christian Bale), l'investitore Jared Vennett (Ryan Gosling), altri due giovani investitori Jamie Shipley (Finn Witrock) e Charlie Geller (John Magaro) che, per entrare nel mercato, chiedono aiuto al Banchiere in pensione Ben Rickert (Brad Pitt) e, infine, il Manager di una società collegata alla Banca d'affari Morgan Stanley, Mark Baum (Steve Carell). Tutti giungono alla conclusione che, scommettendo pesante su un crollo più o meno ravvicinato del Mercato Immobiliare, si sarebbero potuti ottenere profitti ingentissimi, anche perché le Banche non avrebbero esitato un solo secondo ad accettare la sfida, sicure com'erano della stabilità del "mattone". 
Inutile dire che le previsioni di questi investitori si riveleranno azzeccate. 


Siamo sinceri: La Grande Scommessa è un film complicatissimo. Quasi la totalità dei dialoghi che danno vita a questo Monster Movie è infatti in strettissimo gergo finanziario. Chi non fa parte di questo mondo difficilmente riuscirà a capire i meccanismi che hanno portato al crollo dell'economia mondiale. L'unica cosa che è chiara e limpida agli occhi di tutti sono le conseguenze, ed è inutile elencarle. Anche con delle parentesi di pellicola dedicate alle spiegazioni per i comuni mortali di questi meccanismi, con abili trucchetti come il dialogo diretto dei protagonisti al pubblico o l'uso di star del calibro di Margot Robbie e Selena Gomez (come dire "Ve lo spieghiamo in parole povere se non avete capito una ceppa di quello di cui si sta parlando"), la confusione rimane, e ci si concentra più che sul significato, sul significante. 


E cosa notiamo? Beh, sicuramente che "La grande Scommessa" è un film di una qualità tecnica sopraffina, caratterizzato da un montaggio spettacolare, un ritmo da formula 1 e una colonna sonora (in cui spiccano Nirvana, Metallica, Mastodon e Pantera) che tocca vette di epicità difficilmente raggiungibili da film che non siano firmati Scorsese, Leone o Coppola. E poi tutti, e diciamo TUTTI gli attori hanno offerto delle Performance brillanti, e suona un po' stonato il fatto che Carell (a nostro avviso il migliore tra tutti) non compaia tra le nomination insieme a Bale che, seppur bravissimo, in questo film gli sta una spanna buona sotto. 


La sceneggiatura (anch'essa da Oscar, come recitano le ultime nomination)  non ha falle di sorta, è pulita, diretta e poco arzigogolata (per bilanciare la complessità dei dialoghi, quelli sì, invece, talvolta incomprensibili ai più). 
Possiamo quindi affermare con molta sicurezza che The Revenant di Inarritu, per la Statuetta dedicata al Miglior Film, troverà ne  La Grande Scommessa uno degli avversari più ostici.
Da vedere assolutamente.
Voto: 9/10.
Luca Cardarelli 



giovedì 14 gennaio 2016

2016 ACADEMY AWARDS - LE NOMINATIONS


Sono state annunciate oggi a Los Angeles, presso la sede dell'Academy, alle ore 14:30 ora italiana (le 5:30 a Los Angeles) le Nominations per gli ottantottesimi Academy Awards. 
Ecco la lista completa:


Best Picture:

- THE BIG SHORT di ADAM MCKAY;

- BRIDGE OF SPIES di STEVEN SPIELBERG;

- BROOKLYN di JOHN CROWLEY;

- MAD MAX: FURY ROAD di GEORGE MILLER;

- THE MARTIAN di SIR RIDLEY SCOTT;

- THE REVENANT di ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU;

- ROOM di LENNY ABRAHAMSON;

- SPOTLIGHT di TOM MCCARTHY;


Actor in a leading role:

- BRYAN CRANSTON per TRUMBO;

- MATT DAMON per THE MARTIAN;

- LEONARDO DICAPRIO per THE REVENANT;

- MICHAEL FASSBENDER per STEVE JOBS;

- EDDIE REDMAYNE per THE DANISH GIRL;

Actor in a supporting role:
- CHRISTIAN BALE in THE BIG SHORT;
- TOM HARDY in THE REVENANT;
- MARK RUFFALO in SPOTLIGHT;
- MARK RYLANCE in BRIDGE OF SPIES;
- SYLVESTER STALLONE in CREED;
Actress in a leading role:
- CATE BLANCHETT per CAROL;
- BRIE LARSON per ROOM;
- JENNIFER LAWRENCE per JOY;
- CHARLOTTE RAMPLING per 45 YEARS;
- SOIRSE RONAN per BROOKLYN; 
Actress in a supporting role:
- JENNIFER JASON LEIGH in 
THE HATEFUL EIGHT;
- ROONEY MARA in CAROL;
- RACHEL McADAMS in SPOTLIGHT;
- ALICIA VIKANDER in THE DANISH GIRL;
- KATE WINSLET in STEVE JOBS;
Animated Feature: 
- ANOMALISA di CHARLIE KAUFMAN, 
DUKE JOHNSON  e ROSA TRAN;
- BOY AND THE WORLD  di ALE ABREU;
- INSIDE OUT di PETE DOCTER e JONAS RIVERA;
- SHAUN THE SHEEP MOVIE  di MARK BURTON  
e RICHARD STARZAK;
- WHEN MARNIE WAS HERE di 
HIROMASA YONEBAYASHI e 
YOSHIAKI NISHIMURA;
Adapted Screenplay (Sceneggiatura non originale):
- THE BIG SHORT (Charles Randolph e Adam McKay)
- BROOKLYN (Nick Hornby);
- CAROL (Phillys Nagy);
- THE MARTIAN (Drew Goddard);
- THE ROOM (Emma Donoghue);
Original Screenplay (Sceneggiatura originale):
- MATT CHARMAN, JOEL ed ETHAN COEN  
per  BRIDGE OF SPIES;
- ALEX GARLAND per EX MACHINA;
- PETE DOCTER, MEG LEFAUVE, 
JOSH COOLEY e RONNIE DEL CARMEN 
per INSIDE OUT;
- JOSH SINGER e TOM MCCARTHY 
per SPOTLIGHT;
- JONATHAN HERMAN, ANDREA BERLOFF, 
S. LEIGH SAVIDGE e ALAN WENKUS
per STRAIGHT OUTTA COMPTON; 
Cinematography (Fotografia):
- ED LACHMAN per CAROL;
- ROBERT RICHARDSON 
per THE HATEFUL EIGHT;
- JOHN SEALE per MAD MAX FURY ROAD;
- EMMANUEL LUBEZKY per THE REVENANT;
- ROGER DEAKINS per SICARIO;

Costume Design:
- SANDY POWELL per CAROL;
- SANDY POWELL per CINDERELLA;
- PACO DELGADO per THE DANISH GIRL;
- JENNY BEAVAN per MAD MAX: FURY ROAD;
- JACQUELINE WEST per THE REVENANT;
Directing (Regia)
- ADAM MCKAY per THE BIG SHORT;
- GEORGE MILLER per MAD MAX: FURY ROAD;
- ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU 
per THE REVENANT;
- LENNY ABRAHAMSON per ROOM;
- TOM MCCARTHY per SPOTLIGHT;
Documentary Feature: 
- AMY di ASIF KAPADIA e JAMES GAY-REES;
- CARTEL LAND di MATTHEW HEINEMAN 
e TOM YELLIN;
- THE LOOK OF SILENCE 
di JOSHUA OPPENHEIMER e
 SIGNE BYRGE SORENSEN;
- WHAT HAPPENED, MISS SIMONE? 
di LIZ GARBUS, 
AMY HOBBY e JUSTIN WILKES;
- WINTER ON FIRE: 
UKRAINE'S FIGHT FOR FREEDOM 
di EVGENY AFINEEVSKY e DEN TOLMOR;
Documentary Short Subject:
- BODY TEAM 12 di DAVID DARG 
e BRYN MOOSER;
- CHAU, BEYOND THE LINES 
di COURTNEY MARSH 
e JERRY FRANCK;
- CLAUDE LANZMANN: 
SPECTRES OF THE SHOAH 
di ADAM BENZINE;
- A GIRL IN THE RIVER: 
THE PRICE OF FORGIVENESS 
di SHARMEEN OBAID-CHINOY;
- LAST DAY OF FREEDOM di 
DEE HIBBER-JONES 
e NOMI TALISMAN;
Film Editing (MONTAGGIO)
- THE BIG SHORT;
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE REVENANT;
- SPOTLIGHT;
- STAR WARS: THE FORCE AWAKENS;
Foreign Language Film:
- EMBRACE THE SERPENT (COLOMBIA);
- MUSTANG (FRANCIA);
- SON OF SAUL (UNGHERIA);
- THEEB (GIORDANIA);
- A WAR (DANIMARCA);
Makeup and Hairstyling:
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE 100-YEAR-OLD MAND WHO CLIMBED
 OUT THE WINDOW AND DISAPPEARED;
- THE REVENANT;

Original Score:
- THOMAS NEWMAN per BRIDGE OF SPIES;
- CARTER BURWELL per CAROL;
- ENNIO MORRICONE per THE HATEFUL
EIGHT;
- JOHANN JOHANNSSON per SICARIO;
- JOHN WILLIAMS per STAR WARS: 
THE FORCE AWAKENS;
Original Song:
- EARNED IT di Abel Tesfaye, Ahmad Balshe, 
Jason Daheala Quenneville e Stephan Moccio 
da FIFTY SHADES OF GREY;
- MANTA RAY di Ralph Antony Hegarty 
da RACING EXTINCTION;
- SIMPLE SONG #3 di David Lang 
da YOUTH - La Giovinezza;
- TIL IT HAPPENS TO YOU 
di Diane Warren e Lady Gaga 
da THE HOUNTING GROUND;
- WRITING'S ON THE WALL 
di Jimmy Napes e Sam Smith 
da SPECTRE; 

Production Design (Scenografie):
- BRIDGE OF SPIES;
- THE DANISH GIRL;
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE MARTIAN;
- THE REVENANT;
Animated Short Film:
- BEAR STORY 
di GABRIEL OSORIO e PATO ESCALA;
- PROLOGUE 
di RICHARD WILLIAMS  e IMOGEN SUTTON;
- SANJAY'S SUPER TEAM 
di  SANJAY PATEL e NICOLE GRINDLE;
- WE CAN'T LIVE WITHOUT COSMOS 
di KONSTANTIN BRONZIT;
- WORLD OF TOMORROW 
di DON HERTZFELDT; 
Live Action Short Film:
- AVE MARIA di BASIL KHALIL ed ERIC DUPONT;
- DAY ONE di HENRY HUGHES;
- EVERYTHING WILL BE OKAY 
(ALLES WIRD GUT) 
di PATRICK VOLLRATH;
- SHOK di JAMIE DONOUGHUE;
- STUTTERER di BENJAMIN CLEARY 
e SERENA ARMITAGE;
Sound Editing (Montaggio Sonoro):
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE MARTIAN;
- THE REVENANT;
-  SICARIO;
-  STAR WARS: THE FORCE AWAKENS;

Sound Mixing (Sonoro):
- BRIDGE OF THE SPIES;
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE MARTIAN;
- THE REVENANT;
- STAR WARS: THE FORCE AWAKENS;
Visual Effects (Effetti speciali):
- EX MACHINA;
- MAD MAX: FURY ROAD;
- THE MARTIAN;
- THE REVENANT;
- STAR WARS: THE FORCE AWAKENS;

THE PILLS - SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE DI LUCA VECCHI



Dopo l'abominevole "Game Therapy", film nato dalla collaborazione tra diverse "Web Stars" come FaviJ e DeCarli (idoli delle folle di teenagers youtube dipendenti), eccoci ad un altro film nato dal Web. O meglio nato da una Web Serie, approdata anche sulla Tv generalista (Mediaset) e, infine, teletrasportata sul Grande schermo ad opera di un trio che da tempo imperversa sul tubo: i The Pills. Luca Vecchi (anchhe in veste di regista), Matteo Corradini e Luigi Di Capua danno vita ad un film che è la summa della loro filosofia di vita: il cazzeggio vita natural durante e il totale disprezzo per il lavoro e la vita che ne consegue. The Pills non è che una raccolta di Gag già ampiamente sperimentate in singoli video pubblicati sull'omonimo canale Youtube, infarcite a mo' di "club sandwich" di numerosissime citazioni cinematografiche che spaziano da Tarantino a Fellini, da Muccino a Verdone, fino ad arrivare a serie Tv come Romanzo Criminale e Breaking Bad dalla quale proviene la Guest Star Giancarlo Esposito al quale i tre Youtubers hanno riservato un simpatico, piccolo cameo.


The Pills ci presenta in maniera dissacrante (forse un po' troppo, almeno per coloro che appartengono ad una generazione diversa dalla loro) il rapporto che i membri della generazione Y (dove Y= Youtube) hanno col lavoro. E come lo vedono, loro, il lavoro? Come un tabù, come un qualcosa da evitare assolutamente, come una droga dalla cui dipendenza è quasi impossibile uscire. E allora che si fa? "Se famo i cannoni, le pippe e la notte si fa festa", sempre. Perché "una vita con la sveglia alle 7 e 30 non è degna di essere vissuta". Chi lavora é uno sfigato. Chi lavora è un Bangla (i venditori di rose e accendini provenienti dal Bangladesh). E loro combattono l'avanzare del tempo, e suoi segnali, cercando di continuare a fare quello che hanno sempre fatto: cazzeggiare. 
E poi... Luca, che è l'unico dei tre che pensa che non si possa passare la vita "a fasse le canne e le pippe e a sparare stronzate con gli amici", ad una festa si innamora di Giulia (Margherita Vicario) che lo porta sulla cattiva strada lastricata di lavoretti saltuari (tipo lavorare di notte al chioschetto dei panini o a fare le brioches in panetteria), per poi finire a Milano a lavorare per la Bangla Corp. 
Saranno poi Marco e Luigi a salvare Luca da un futuro fatto di cinque giorni su sette con la sveglia alle 7,30 e tristezza a palate. Perché vivi veramente solo nel momento in cui fai della tua passione il tuo lavoro (e grazie al...). 


Se vogliamo dare un giudizio meramente estetico a The Pills, non possiamo non riconoscere che, a parte qualche falla dal punto di vista recitativo, il prodotto sia ben confezionato. Le citazioni di Film e Serie TV si sprecano ed è divertente cercarle e trovarle lungo tutta la pellicola (noi ne abbiamo contate circa una ventina, ma è pure possibile che ce ne siamo persa qualcuna), e donano un aspetto  un po' cinefilo e un po' nerd (da intendere in senso positivo) al film. I pregi della pellicola si limitano al fattore estetico, perché sul piano dei contenuti The Pills risulta, per lo meno a noi ultratrentenni, criticabile per il continuo sottolineare come il lavoro sia qualcosa da evitare come la peste e come i tre abbiano questa fottuta paura di maturare. Ma sicuramente i loro aficionados apprezzeranno. 
The Pills - Sempre meglio che lavorare uscirà al cinema il prossimo 21 gennaio.
Voto: 6,5/10.

Luca Cardarelli

 


mercoledì 13 gennaio 2016

CREED - NATO PER COMBATTERE DI RYAN COOGLER


Non tutti i Reboot vengono per nuocere, verrebbe da dire, alla luce di quanto visto in Creed - Nato per combattere, il nuovo film della saga pugilistico-cinematografica maggiormente di successo, ovvero quella che narra le gesta di Rocky Balboa. La collaborazione tra Ryan Coogler e Sylvester Stallone ha dato vita a quello che può essere considerato un nuovo inizio della saga, ma al posto dello Stallone Italiano sul ring ora ci sale il figlio del suo grande amico Apollo, Adonis (Michael B. Jordan). Dunque si tratta di una via di mezzo tra Reboot e Sequel, visto che si ricomincia sì dall'inizio, ma la carriera è quella di un altro pugile. 
Narrativamente, Creed - Nato per combattere è molto simile a Rocky I. 
Adonis, nato da una relazione tra Apollo e un'altra donna, con un passato vissuto dentro e fuori dal riformatorio, viene adottato dalla ex moglie di Apollo (qui interpretata da Phylicia Rashad, la Claire de "I Robinson", per intenderci) e passa dall'inferno del carcere minorile alla bambagia di una vita agiata e con una buona posizione lavorativa. Ma il sangue da Boxeur gli scorre potente nelle vene e decide, nonostante il parere contrario della madre adottiva, di lasciare il lavoro per inseguire la carriera pugilistica.  Così si trasferisce da L.A. a Philadelphia con il preciso intento di farsi allenare da Rocky Balboa (Sylvester Stallone, fresco fresco di Golden Globe per la sua ennesima apparizione in quei panni), che però ormai con la boxe ha chiuso e gestisce un ristorante. Tra i due, dopo che Rocky viene a sapere chi fosse il padre di Adonis (che nasconde il cognome Creed sotto un anonimo Johnson), nasce subito un'intesa come tra padre e figlio e porterà il "baby" Creed a calcare i ring della Boxe internazionale.


Con Creed è stata fatta la medesima operazione "nostalgia" di Star Wars - The Force Awakens: mascherare un reboot da sequel e mandare in visibilio milioni di fans, sia della serie "classica" che terminò con Rocky V che quelli che si accostarono alla saga con il sesto Episodio che vedeva protagonista uno Stallone già ampiamente in età da pensione, ma che, evidentemente, colpì nel segno tanto da indurre a proseguire. Molteplici i temi che vengono trattati: un cognome pesante, tenuto nascosto inizialmente e poi portato con orgoglio, la voglia di ricominciare a lottare, anche per altri fattori, da parte di Rocky che sembra aver smesso di farlo dopo tutte le lacrime versate durante a sua vita fuori dal ring (ovvero per le morti di Mickey, Apollo, Adriana e Pauli) e la prosecuzione di una "legacy" leggendaria che vede in Adonis Creed un perfetto successore.


Creed non ha fallito, o meglio, tutti coloro che hanno potuto assistere al film in anteprima scommettono sul successo di questa nuova pellicola. Motivi? Perché Coogler si  conferma un gran bravo regista dopo il suo esordio con "Prossima Fermata Fruitvale Station", sempre con Michael B. Jordan protagonista, che già aveva ottenuto delle belle recensioni, vincendo inoltre il Premio Avenir a Cannes e il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival nel 2013.
Creed mescola immagini di repertorio, rimandi e vere e proprie citazioni dei vari episodi di Rocky (soprattutto i primi) senza mai esagerare in questo, rendendo piacevole la visione della pellicola e creando un'atmosfera "leggendaria" che ne impreziosisce ulteriormente la confezione. Gli attori, Stallone e Jordan su tutti, offrono delle ottime performance e il film scorre molto fluidamente per tutta la sua durata, più di due ore (ma non si sentono affatto).


Azzeccatissima la colonna sonora, anch'essa infarcita dei temi classici ai quali si alternano Elettronica e Hip Hop come per dire: ok, va bene guardare al passato, ma proiettiamoci nel futuro perché tradizione e innovazione, come in un menù di alta ristorazione, devono andare a braccetto. E a questo proposito, siamo letteralmente impazziti nell'udire, prima del combattimento tra Adonis "Hollywood" Creed e il campione in carica, l'inglese Ricky "Pretty" Conlan (Tony Bellew), al suo ultimo incontro della carriera, risuonare le note di Hail Mary di un immortale Tupac in un Goodison Park (la casa dell'Everton, altra squadra di Liverpool) traboccante di tifosi urlanti come in una finale di Champions League.
E che dire del piano sequenza utilizzato per darci l'idea di stare anche noi sul ring durante il combattimento tra Creed e Leo "Lion" Sporino (Gabriel Rosado)? Semplicemente spettacolare.
Altra finezza, l'aver inserito nel cast i due pugili professionisti, ovvero i sopracitati Bellew e Rosado (quest'ultimo somigliante in maniera impressionante a Fedez, sì, proprio lui, l'idolo dei teen agers italiani nonché giudice del talent XFactor).



Ultima chicca, la scena dello street training di Adonis, che richiama la corsa a perdifiato tra le strade di Filadelfia di un Rocky all'inizio della sua sfavillante carriera. Emozionante.
Insomma, Creed risulta un ottimo film, caratterizzato da un citazionismo assolutamente non invadente, che potrebbe soddisfare persino i palati più fini, con quella sua anima allo stesso tempo "Indie" e "Pop", che rispecchia le personalità dei due suoi creatori, Coogler e Stallone.
Consigliatissimo.
Uscita film: 14 gennaio 2016.
Voto: 9/10
Luca Cardarelli



lunedì 11 gennaio 2016

GOLDEN GLOBES 2016: I VINCITORI


Si è svolta stanotte al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles (con inizio alle 2,00 ora italiana) la Cerimonia di consegna dei Golden Globes 2016, al quale partecipavano, come di consueto, sia film (ovvero Motion Pictures ) che Serie Tv. Mattatore della serata Ricky Gervais (The Office), che si è presentato sul palco con un bel bicchiere di birra, da buon Britannico qual è.


Ci sono state alcune sorprese (soprattutto per quanto riguarda le Serie Tv) ma nel complesso possiamo affermare tranquillamente che i pronostici sono stati ampiamente rispettati. Dominatori della serata: The Revenant di Alejandro Gonzalez Inarritu che porta a casa ben tre premi su quattro nomination, The Martian (due) e, per le serie TV, Mr. Robot é stata l'autentica rivelazione portando a casa ben due premi. A sorpresa Lady Gaga vince il premio come miglior attrice in una serie TV (American Horror Story Hotel) e Sylvester Stallone si aggiudica quello per Miglior attore non protagonista nella categoria Drama. A sorpresa Tarantino non vince il premio per la Miglior Sceneggiatura, assegnato ad Aaron SOrkin per Stev Jobs di Danny Boyle. Conferme, invece, per Kate Winslet (Steve Jobs) e Jennifer Lawrence (Joy). 
Ecco, nel dettaglio, l'elenco completo dei premi e relativi vincitori (in ordine di chiamata sul palco):

- Miglior Attrice non protagonista: KATE WINSLET per il Film STEVE JOBS di Danny Boyle;


- Miglior Attrice non protagonista in una serie TV: MAURA TIERNEY per THE AFFAIR;


- Miglior Attrice protagonista in una serie TV: RACHEL BLOOM per CRAZY EX GIRLFIREND;


- Miglior Serie TV - Comedy: MOZART IN THE JUNGLE;


- Miglior Miniserie o Film TV: WOLFHALL;


- Miglior Attore in una Miniserie o Film TV: OSCAR ISAAC per SHOW ME A HERO;


- Miglior Attore non protagonista in una Miniserie o Film TV: CHRISTIAN SLATER per MR. ROBOT;


- Miglior Colonna Sonora Originale: ENNIO MORRICONE per THE HATEFUL EIGHT;


- Miglior Attore in una serie TV o Film TV - Drama: JOHN HAMM per MADMEN;


- Miglior Attore - Comedy: MATT DAMON per THE MARTIAN (SOPRAVVISSUTO) di SIR RIDLEY SCOTT;


- Miglior Film d'Animazione: INSIDE OUT di Disney Pixar;


- Miglior Attore non Protagonista - Drama: SYLVESTER STALLONE per CREED  di Ryan Coogler;


- Miglior Sceneggiatura: AARON SORKIN per STEVE JOBS di DANNY BOYLE;


- Miglior Attore in una Serie TV - Comedy: GAEL GARCIA BERNAL per MOZART IN THE JUNGLE;


- Miglior Film Straniero: SON OF SAUL (SAUL FIA - IL FIGLIO DI SAUL) di LASZLO NEMES (Ungheria);


- Miglior Attrice in una Miniserie o Film TV: LADY GAGA per AMERICAN HORROR STORY HOTEL;

- Miglior canzone originale: WRITINGS ON THE WALL di SAM SMITH contenuta in 007 - SPECTRE;


- Miglior Serie TV - Drama: MR. ROBOT;


- GOLDEN GLOBE ALLA CARRIERA ASSEGNATO A DENZEL WASHINGTON;


- Miglior Regista: ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU per THE REVENANT;


- Miglior Attrice in una Serie TV - Drama: TARAJI P. HENSON per EMPIRE;


- Miglior Attrice - Comedy: JENNIFER LARENCE per JOY di DAVID O. RUSSELL;


- Miglior Film - Comedy: THE MARTIAN (SOPRAVVISSUTO) di SIR RIDLEY SCOTT;


- Miglior Attore - Drama: LEONARDO DICAPRIO per THE REVENANT di ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU;


- Miglior Film - Drama: THE REVENANT di ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU.


E ORA SOTTO CON GLI OSCAR!!! LE NOMINATIONS VERRANNO RESE NOTE IL 14 GENNAIO. 
Luca Cardarelli