Era tanto tempo che non usciva un film sulla Shoah che potesse essere considerato un degno erede di Shindler's List e in grado primeggiare al gran gala degli Oscar.
Il figlio di Saul risponde a questi requisiti. L'ungherese Laszlo Nemes ha sfornato questa pellicola (perchè il film è stato girato su Pellicola, non in digitale) che ha già fatto parlare di sè all'ultimo Festival di Cannes, travolgendoci come una valanga in alta montagna, tante sono le emozioni e le sensazioni che abbondanti ne fuoriescono.
La storia parla di Saul Auslander (Géza Rohrig), un ebreo ungherese impiegato in un campo di sterminio in qualità di Sonderkommando, ovvero addetto all'accompagnamento degli ebrei nelle camere a gas, al recupero dei lori oggetti personali e alla cremazione dei cadaveri.
Dopo una sessione di "trattamento" Saul riconosce suo figlio morto e decide di evitargli l'onta del rogo nel forno dandogli degna sepoltura con l'aiuto di un rabbino, voltando però le spalle ai suoi colleghi che stanno per mettere in atto una rivolta contro le SS per porre fine a quell'orrendo mattatoio di esseri umani.
Dopo una sessione di "trattamento" Saul riconosce suo figlio morto e decide di evitargli l'onta del rogo nel forno dandogli degna sepoltura con l'aiuto di un rabbino, voltando però le spalle ai suoi colleghi che stanno per mettere in atto una rivolta contro le SS per porre fine a quell'orrendo mattatoio di esseri umani.
Il cineasta ungherese ha giocato sul formato (1.37:1, per intenderci, lo stesso di Mommy) e sulla regia (lunghissimi piani sequenza in primo piano sul protagonista) per rendere la già claustrofobica atmosfera delle camere a gas e dei forni crematori ancora più soffocante e angosciante.
Un pugno nello stomaco violentissimo, come da tradizione per tutti i film sull'olocausto, ma che fa ancora più male proprio per i dettagli tecnici di cui sopra e la superba interpretazione di Rohrig, la cui grandissima espressività controbilancia un copione avarissimo di battute, dove tutto ciò che udiamo sono soprattutto le urla dei condannati alle camere a gas e quelle delle SS.
Nonostante questo film sia connotato in tutte le sue parti da un'estrema "gravità", i 107 minuti di durata scorrono veloci e dubitiamo che chi si sottoporrà a questa nuova esperienza di visione cinematografica ne resterà deluso o annoiato.
Grande Cinema, d'impatto. Uscita prevista per il 21 gennaio
Voto: 9/10
Luca Cardarelli.
Un pugno nello stomaco violentissimo, come da tradizione per tutti i film sull'olocausto, ma che fa ancora più male proprio per i dettagli tecnici di cui sopra e la superba interpretazione di Rohrig, la cui grandissima espressività controbilancia un copione avarissimo di battute, dove tutto ciò che udiamo sono soprattutto le urla dei condannati alle camere a gas e quelle delle SS.
Nonostante questo film sia connotato in tutte le sue parti da un'estrema "gravità", i 107 minuti di durata scorrono veloci e dubitiamo che chi si sottoporrà a questa nuova esperienza di visione cinematografica ne resterà deluso o annoiato.
Grande Cinema, d'impatto. Uscita prevista per il 21 gennaio
Voto: 9/10
Luca Cardarelli.
Un film che aspetto con grande curiosità!
RispondiEliminaLo danno sicuro vincitore dell'Oscar a Miglior film straniero.
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