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lunedì 29 luglio 2013

Pain and Gain, Muscoli e Denaro. Non fermatevi al trailer. Non è come sembra.


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Non giudicare mai un libro dalla copertina. Quante volte ci è capitato di scartare a priori qualcosa solo perchè non aveva un bell'aspetto esteriore? A me, personalmente, molte. Stavo facendo lo stesso errore  (anzi, diciamo che lo faccio sempre, con fortune alterne) con Pain and Gain- Muscoli e denaro (complimenti vivissimi al/alla traduttore/traduttrice). Un film che, dopo aver visto il trailer, avevo depennato dalla lista delle future visioni. E ci credo!!! Regia di Michael Bay (transporchers, ehm, scusate, Transformers) con un cast composto da, udite udite, Mark Whalberg (Ted), Dwayne "The Rock" Johnson (Fast and Furious) e Anthony Mackie - chiiiii?- ah si il pasticcione de "I Guardiani del Destino", con apparizione tipo "grandissima Guest Star di nientepopodimeno che Kim Jeong (Mister Chow de "Una Notte da Leoni"), una trama suggerita dal trailer tipo "noi siamo muscolosi, andiamo in giro con il macchinone e stiamo tutto il giorno in mezzo alla patata"... Insomma mancavano solo Vin Diesel e Dolph Lundgren... Ma non è così. Non c'entra proprio niente quello che fa vedere il trailer. Infatti, in una serata degna di un immersione totale in una vasca piena di acqua ghiacciata, io e la mia bella ce ne siamo andati al multisala meno frequentato del mondo, a Busnago, a vederci questo filmone: otto spettatori totali (diventati dopo un'ora sei) compresi noi. Gli altri erano tutti nella sala affianco a vedere Wolverine (credo che a 20 ci siano arrivati).  I muscoli e le patate ci sono, e come. Ma il contesto è totalmente diverso. Innanzitutto si parla di una storia realmente accaduta. Come per "Quei bravi ragazzi" e "Blow". I protagonisti, tre ragazzoni tutti muscoli che, ripeto, sono esistiti veramente, si uniscono in una banda per derubare della vita (soldi, casa, tutto) un ricco uomo colombiano di origini ebraiche che frequenta il loro stesso centro fitness a Miami. E ci riescono. E fin qui, direte, una storia come tante. Come ne abbiamo viste a pacchi nei film tamarri made in Hollywood. Il fatto è che questi sono tre idioti, ma così idioti, che ad un certo punto il regista si è sentito in dovere di ricordare al pubblico, tramite una sovrimpressione, che quella era una storia veramente accaduta, nonostante la totale idiozia dei protagonisti. In "Blow" e "Quei bravi ragazzi" assistiamo all'ascesa e alla caduta dei rispettivi protagonisti che, per un bel po' se la sono spassata di brutto grazie ai loro crimini. Questi di Pain and Gain invece erano come la Banda Bassotti, la Banda Fratelli e i due ladri di "Mamma ho perso l'aereo" messi insieme. Eh sì perchè dopo aver sperperato tutti i soldi, ed erano tanti, tantissimi, soldi, decidono di truffare il "Re del porno". Ma qualcosa va storto. Infatti il colombiano, la prima vittima della banda (sopravvissuto ai goffi tentativi di ucciderlo da parte dei tre deficienti) si affida a un cazzutissimo investigatore privato, visto che la polizia non gli crede (perchè era una storia assurda, talmente assurda da sembrare inventata). Questo investigatore privato - Ed Harris (sorpresona!!!!) brillante ed in splendida forma -  proprio nel momento in cui i tre manigoldi sono sicuri di essere salvi, li mette nel sacco. E nonostante tutto avrebbero potuto pure passarla liscia. Questione di dettagli.  Questa la trama. Due ore e mezza di film per raccontare che il sogno americano è anche questo. E Bay non poteva farlo meglio. Ho preso come paragone due mostri sacri come Blow e Goodfellas perchè illustrano alla perfezione i rischi che comporta la vita da criminale, che all'inizio porta soldi e successo, ma alla lunga porta solo guai e disperazione. Soprattutto Blow penso abbia ispirato la scrittura di questo film (molte le somiglianze a livello di narrazione degli eventi, tramite voci fuori campo dei protagonisti e delle vittime di questi). E' il lato oscuro del sogno americano, o meglio dei sogni di un americano che voleva essere un vincente, e per vincente si intende avere milioni di dollari, belle donne e proprietà immobiliari di lusso.  Questa banda sgangherata ricorda anche i 4 lions di Chris Morris, regista esordiente inglese, per la goffaggine dei suoi appartenenti, il capo in primis. Grande interpretazione dei tre protagonisti, ma in generale tutto il cast, con in cima Ed Harris, si è comportato molto bene, grazie anche ad una sceneggiatura azzeccata. Il budget a disposizione non era certo altissimo (25 milioni $). Molti storceranno il naso, ma il film merita di essere visto, nonostante tutti i pregiudizi causati dall'orrendo trailer fatto uscire prima della messa in circolazione della pellicola. Per una volta posso dire che mi è piaciuto un film di Michael Bay. 

sabato 27 luglio 2013

Now You see Me. La magia al servizio dei ladri.


Un film attesissimo, vuoi per la storia che narra (rapine magiche e colpi di scena a non finire), vuoi per il cast stellare (Morgan Freeman, Woody Harrelson, Michael Caine, Melanie Laurent, Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo e Isla Fisher). Divertente, simpatico, ritmi forsennati. Un po' troppo confusionario in alcuni punti, ma questo film è sicuramente meglio di molti altri che girano in questo momento nei Cinema. Sono molto stereotipati i personaggi, ad esempio lo sbirro interpretato da Ruffalo, così fremente di accalappiare i cattivi da risultare addirittura comico, e l'assistente dell'Interpol, la francesina ammirata tanto ne "il Concerto" quanto in "Bastardi Senza Gloria", Melanie Laurent, con cui instaura un "facilissimo" flirt. E poi i protagonisti, i cosiddetti maghi, abilissimi illusionisti che spiazzano polizia, spettatori, sia quelli all'interno del film che quello che lo guardano, a volte con il classico coniglio bianco che esce dal cilindro, a volte "teletrasportando" persone da New York a Parigi in un nanosecondo. Ma attenzione, è solo uno dei mille trucchi, e c'è Morgan Freeman che te li spiega tutti... Un Morgan Freeman asettico, quasi freddo, cui ormai siamo abituati (un mezzo passo falso, diciamolo, come molti dopo l'interpretazione di Lucius Fox nella trilogia del Cavaliere Oscuro - Attacco al Potere su tutti). Ma il film è sicuramente godibile, certamente non il più bel film di sempre, ma nemmeno una cacata come molti hanno scritto. Il regista, Louis Leterrier, dopo buchi clamorosi come "L'incredibile Hulk" e "Scontro tra Titani" ha trovato in "Now You See Me" una sorta di brodino rinforzante che fa ben sperare sul suo futuro operato. Dai, su Louis, vai avanti così che la strada, sebbena ancora moooolto lunga, si sta facendo meno tortuosa. E il Traguardo sarà un film memorabile. Perché questo, nonostante tutto, è un film che si fa fatica a ricordare: avete presente quando Brad Pitt catechizza Matt Damon in "Ocean's Eleven"? Gli dice: "deve trovarti divertente e dimenticarsi di te non appena te ne vai". Voto 6 di stima per il film nel suo complesso, ma il voto 8 per il finale.


lunedì 22 luglio 2013

Notiziona DC!!! Superman e Batman insieme nel sequel di Man Of Steel!!!

                                                                           

Batman e Superman insieme nello stesso film... E Catwoman che fine farà? Si vendicherà rimpiazzando il cavaliere oscuro con il pettirosso Robin che nel frattempo, geloso dell'accaduto, aveva instaurato una tresca con Lois Lane alla quale non rimane che buttarsi tra le braccia di Perry White che però le offre la scelta tra una pillola rossa e una blu (ah, no quella è un altra storia). Alfred invece..., colto da un'insana ira, mollerà la reggia della famiglia Wayne e andrà a rendere i suoi servigi dal commissario Gordon che non se la passa di certo meglio, dovendo far fronte alle scappatelle del suo pupillo vestito da pipistrello, e Joker tornerà in scena come gestore di un luna park la cui attrazione principale saranno un mezzo pinguino-uomo e un uomo ibernato. Due facce invece è andato in una clinica Svizzera a farsi rifare la faccia e concorre per la presidenza degli stati uniti d'America con Lucius Fox e lo Spaventapasseri (incubo vivente di Robin). Intanto Jor-El presta la sua voce per i navigatori satellitari di nuova generazione e Lex-Luthor e Riddle fondono le loro accuminate menti per distruggere il nuovo duo di supereroi.
Scherzi a parte, al ComiCon di San Diego è bastata questa anticipazione firmata DC Comics per far passare in secondo piano la marea di novità partorite dai rivali dalla Marvel, a partire da The Amazing Spiderman 2 fino ai Guardiani della Galassia, passando per gli Avengers. Oh questi della DC parano poco, ma quando parlano... Ora spero solo che non si tratti del colpo di grazia inflitto ai due supereroi più amati di sempre. Infatti già Man of Steel ha fatto discutere, e moltissimi hanno avuto da ridire persino sul terzo episodio della saga del Cavaliere Oscuro targato Nolan. Piuttosto spero sia un espediente con due scopi: risollevare la reputazione di Superman finita in cantina dopo i continui flop da Superman 3, Superman 4, Superman Returns e Man of Steel e dare il via ad una serie di Cross-over movies che porteranno alla tanto desiderata Justice League, che dovrebbe competere con i dirimpettai della Marvel, gli Avengers. La strada è ancora lunga per la DC, ma chi va piano, va sano e va lontano, dicono.

giovedì 18 luglio 2013

PACIFIC RIM



Una premessa doverosa: se avete già visto il film e vi ha fatto cagare (tecnicismo), potete pure cambiare blog e andarvi a leggere le recensioni dei critici che popolano la rete o, più in generale, i media, con la puzza sotto al naso o quelli che andando a guardare un film sui robottoni che devono salvare la il mondo si aspettano di assistere un film della Nouvelle Vague e poi, rendendosi conto che invece è una tamarrata, vomitano tutta la loro saccenza e i loro giudizi negativi motivati dal fatto che non esista filo logico (in un film, ripeto, sui robottoni che lottano contro mostri marini, filo logico???) o che i personaggi non siano abbastanza approfonditi psicologicamente. Ma chi se ne frega della psicologia dei personaggi? Io voglio vedere lame rotanti, razzi  e cannoni al plasma, esplosioni, pugni e calci, dei problemi esistenziali dei personaggi non me ne frega una cippa secca.  Questi sono per voi:

PACIFIC RIM. Aspettavo questo film da mesi con la bava alla bocca, sperando di non uscire dalla sala deluso dopo la visione. Ma quale delusione!!!!??? Mi sono divertito come un ragazzino al luna park!!! Un film spettacoloso senza alcuna pretesa di essere preso sul serio, e il primo a dichiararlo è stato proprio il regista Guillermo Del Toro. Prima dell'uscita di questo giocattolone mi sono dovuto sorbire le prediche dei "sotuttoio" che bollavano la pellicola come un mega plagio di Evangelion e di tutti quegli anime mecha che hanno condito la nostra infanzia di pugni di ferro e alabarde spaziali. Bene, questi "Sotuttoio" sono stati zittiti direttamente dal regista che ha dichiarato di essersi espressamente ispirato al mondo dell'animazione giapponese cui è molto legato affettivamente, per rendergli omaggio con questa sua opera. Ora che è uscito, mi devo sorbire altri "Sotuttoio" che dicono che il film presenta buchi di sceneggiatura, incoerenza, errori, assenza di filo logico e altre puttanate. Loro evidentemente si aspettavano di vedere, ripeto per la seconda volta, in un film di robottoni che lottano contro dinosauri o mostri simili, monologhi esistenziali e scene profonde in stile cinema d'autore iraniano. La trama, come si può intuire, non è complessa: attraverso una breccia interdimensionale appaiono questi mostri dalle sembianze Godzilliane che distruggono tutto quello che incontrano sul loro cammino. E allora che si fa? Gli si butta contro i robottoni per fargli il culo a strisce. Si, lo so che si poteva piazzare la flotta mondiale di fronte alla breccia e riempire di bombe nucleari qualsiasi cosa apparisse da dentro di essa. Lo so, sarebbe stato più logico, ma Star Trek è un altro film e qui invece di Spock abbiamo il comandante Pentecost, e a lui piace di più così. D'altra parte non vi facevate le stesse domande quando idolatravate Evangelion. Non c'era forse lo stesso buco logico? Poi, ho letto anche critiche alla scelta del termine "stretta di mano neurale". Come avrebbero dovuto chiamarla? Per non parlare dell'abbigliamento dello scienziato nerd-hipster e del suo collega schizzato... Ma insomma, non vi va bene mai niente? Sulle ciochhe blu della tipa giapponese non avete nulla da dire? O sulla razza o sul nome del cane della coppia di piloti Jaeger padre e figlio. Sapete si chiamava Max. Max è anche il nome del cane del giovane John Connor in Terminator 2: PLAAAAGIOOOOOOOO!!!! Ne ho sentite e lette di ogni, e mi aspetto anche queste a questo punto... Ma torniamo al film, scusate ma sono in vena polemica. Ora io non dico che è un film da presentare al festival di Cannes o di Berlino o di Venezia... Però, diamine, alla fine si tratta di un esercizio ludico di un regista  che si strippava coi robot giapponesi e ha voluto dare il suo contributo al genere, intaccando magari il monopolio fastidioso dei Transformers di Michael Bay ( e ho letto anche "almeno in transformers c'era la patata della Megan Fox, qui una giapponese, pure brutta"). Degli attori, devo essere sincero, non mi interessa nulla, dato che i protagonisti erano i robottoni. Il ruolo più importante ce l'aveva Idris Elba, il comandante dell'intero carrozzone e penso che abbia svolto il suo dovere più che egregiamente, strappandomi anche qualche sorriso, pur rimanendo serissimo ed impettito per tutta la durata del film. I due scienziati hanno ricalcato lo stile dell'animazione giapponese classica, ovvero due sfigatissimi sapientoni goffi e stupidi quanto basta per divertire chi guarda. Poi abbiamo Ron Perlman, anche lui in un ruolo abbastanza macchiettistico, a metà strada tra la bontà e la stronzaggine, come si conviene per i viscidi personaggi cattivi dei cartoni animati.  Il protagonista e la tipa giappa a dire la verità non mi ricordo nemmeno come si chiamano, ma chi se ne frega, io quello che volevo vedere l'ho visto: 2 ore di battaglie tra Robot e Mostri marini/dinosauri  (hanno avuto da ridire anche su questo) che mi hanno fatto uscire dalla sala con un sorrisino ebete e soddisfatto per aver visto, ed averlo visto finire  come volevo e mi aspettavo finisse, un film del genere. (scusate se sono stato approssimativo nei dettagli del film ma, con tutto quello che passa sulla rete e sui media, penso che ne abbiate già abbastanza dei nomi dei robot, delle interconnessioni tra i piloti e delle armi che usano per combattere i Kaiju). Questa, più che una recensione, è il  mio punto di vista su un film che mi ha divertito e mi ha fatto tornare con la mente indietro di 25 anni. E solo per questo è un film che porterò sempre nel cuore !!! ALABARDA SPAZIALEEEEEEEEEEE!!! 

domenica 7 luglio 2013

THE LONE RANGER





Dunque ieri sera è stato il turno di “The Lone Ranger”, il nuovo film di casa Disney, diretto da Gore Verbinsky (il regista de “I pirati dei Caraibi”), prodotto dallo stesso carrozzone dei “Pirati dei Caraibi”, con protagonisti Armie Hammer che interpreta il Lone Ranger, Johnny Depp nel ruolo dell’indiano Comanchi “Tonto”, Helena Bonham Carter nel ruolo di “Red”, una padrona di un bordello con una gamba d’avorio che nasconde un fucile (compariva nella locandina, ma ai fini della storia è un personaggio abbastanza inutile), Tom Wilkinson nel ruolo di Latham Cole, l’uomo della ferrovia, e William Fichtner nei panni del cattivissimo fuorilegge cannibale Butch Cavendish.
Orbene, io penso di avere un fiuto per distinguere, sin dai trailer di presentazione, un film che mi piacerà da uno che non mi piacerà… E posso orgogliosamente dire che ci ho azzeccato pure stavolta. The lone ranger appartiene alla seconda categoria. In teoria quando scrivi una recensione devi analizzare il film per com’è, ma io non sono un critico cinematografico, di quelli che scrivono sui giornali e quindi sul mio blog scrivo quello che mi pare e piace. Il film, oggettivamente, è un bel film, nel senso strettamente tecnico del termine, e ci credo, è costato 250 milioni di dollari. Racchiude tutti gli elementi del genere western (sia quello classico che lo spaghetti), ovverò gli indiani, la ferrovia, i banditi, i personaggi che sembrano buoni ma alla fine si rivelano cattivi, i paesaggi mozzafiato della Monument Valley, le miniere di metalli preziosi, le grandi rapine ai treni, la cavalleria, i saloon ecc., ma è troppo lungo per la storia che deve raccontare. Credo che la classica ora e mezza sarebbe stata perfetta, e invece dura un’ora in più (e alcune parti sono risultate soporifere come un film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco, per dirla alla Fantozzi). Io credo che ci siano film che abbiano effettivamente bisogno di durare tanto, perché hanno tante cose da raccontare (vedi “Il Buono il Brutto e il Cattivo” di Leone). Ma in questo caso mi è l'eccessiva durata mi è sembrata più un espediente per giustificare la spesa dell’intero film che un’esigenza del regista per raccontare gli avvenimenti. In alcuni punti ho fatto veramente fatica a tenere gli occhi aperti, soprattutto nella seconda ora e mezza. Fortunatamente ci hanno pensato Rossini e il suo Guglielmo Tell a tenermi sveglio, così almeno non mi sono perso il finale (una sorta di fast & furious ambientato nel selvaggio west). La storia parla di vendetta e giustizia, spiritualità e materialismo, ma non sto qui a scrivere cosa succede e cosa non succede. Tutti parlavano del fatto che il film non fosse altro che la trasposizione in chiave western de “I Pirati dei Caraibi”, solo perché c’è Depp che fa l’indiano un po’ svagato. Non è vero, o meglio, non è del tutto vero, perchè diciamo che un po’ l’occhio glielo strizza, sia per quanto riguarda la storia, che per i personaggi (non solo quello di Depp, ma anche quello di Hammer, hanno delle analogie con Sparrow e Turner). E poi a tratti la musica riprendeva il tema di quella dei Pirati, ma si ferma tutto a questi dettagli. A me personalmente il film non è piaciuto per la somma di questi fattori: durata eccessiva, carisma nullo del Lone Ranger, sovrastato dalla figura dell’indiano Tonto (che, senza false ipocrisie, è ciò che ha spinto la gente, compreso me, ad andare a vedere il film). Per carità, bravo, bravissimo Depp. Ogni personaggio interpretato da lui funziona sempre (ad eccezione di quello interpretato in “The Tourist”), ma non è bastato a far funzionare il film. E poi che sia indiano, pirata o vampiro, gli danno sempre la stessa parte da interpretare. Butch Cavendish (il cattivo) risulta, in tutta la storia, un altro personaggio azzeccato, e mi è piaciuta la sua caratterizzazione. E il classico cattivo che più cattivo non si può. Feroce e sanguinario. Un Bravo a Fichtner che l’ha interpretato, e agli sceneggiatori che l'hanno disegnato, va detto. La Bonham Carter avrebbe meritato, per l'eccentricità e la storia del suo personaggio, più spazio).  Quindi tirando le somme, si salvano scenografia, effetti speciali, coprotagonista e antagonista, il resto è altamente rivedibile. 250 milioni di dollari si potevano spendere per produrre dieci bei film e invece li hanno spesi per questo, che sarà stato girato bene e con un cast eccezionale, ma è ben lungi dall’essere un film memorabile, se non per la pubblicità che gli è stata fatta. 

venerdì 5 luglio 2013

ZOMBIE O CANI RABBIOSI? WORLD WAR Z

E arrivò il giorno tanto atteso, il giorno di “World War Z” di Marc Forster (colui che diresse, tra gli altri, “007 - Quantum of Solace”). Riponevo grandi aspettative in questo film che mi riportava alla mente gli horror di una volta con protagonisti gli zombie. E invece no, niente di tutto questo. Si tratta di un film con un malcelato spirito filoecologista in cui scoppia un’epidemia che trasforma le persone in “Zombie - tecnicamente non morti -” ma in realtà non lo sono, sono semplicemente soggetti idrofobi. Gli zombie di questo film infatti corrono, scavalcano mura alte 80 mt, placcano come se fossero degli inferociti giocatori dell’NFL durante il Superbowl. Comunque il fine ultimo del protagonista, Gerry Lane (Brad Pitt) e quella di andare a cercare una cura che possa sconfiggere questa epidemia. Per capirci, vi ricordate “28 giorni dopo” di Danny Boyle o “Io sono leggenda” di Francis Lawrence? Ecco, il genere di Zombie presente in WWZ è quello... Tratto dall’ omonimo romanzo di Max Brooks, il film prende in considerazione solo una parte della storia (o delle storie). Il libro è un’artificiosa raccolta di interviste rilasciate da chi ha salvato la propria pelle dall’attacco degli zombie che tali sono divenuti per un epidemia esplosa in Cina. Non avendo letto ancora il libro, mi sono affidato alle notizie che girano in rete (e me ne scuso), apprendendo che un personaggio come il Gerry Lane del film non c’è. Giuro che appena finirò di scrivere questa pseudorecensione da cinefilo novellino mi procurerò il romanzo e lo leggerò (e forse poi potrò scrivere una recensione con piena cognizione di causa).  Comunque, il film, tecnicamente, è bellissimo ma che dico, fantastico. A partire dalla colonna sonora firmata “Muse”(pare che Matthew Bellamy si sia innamorato letteralmente del romanzo e abbia voluto a tutti i costi far parte dei titoli di coda del film sotto la voce Soundtrack by), per arrivare alle scene di massa e a quelle panoramiche. Insomma veramente una figata. Poi però c’è Brad Pitt, nei panni del padre simpaticone, ma anche dell’agente delle nazioni unite che lascia i campi di battaglia per stare con moglie e figlie. Il classico eroe americano che, in qualsiasi cosa faccia, dai Pancakes ai Blitz militari, risulta sempre il MIGLIORE, Numberone!!!! Che figo!!!! Non dice nemmeno le parolacce. Infatti quando gli tranciano uno specchietto della macchina non si lancia in poetici quanto volgari inni contro santi e dei, ma si limita ad esclamare “Cavolo!!!” che nemmeno io in 3a elementare avrei mai osato pronunciare. La moglie di Gerry Lane, interpretata da Mireille Enos, è relegata al ruolo di domestica rompicoglioni (la inquadrano sempre mentre rifà i letti e chiama al cellulare il maritino proprio mentre questo è impegnato in una farsesca corsa in bicicletta scortato da un camion corazzato per sfuggire agli zombie in un aeroporto militare). Le note dolenti vengono fuori con la sceneggiatura. Allora, gli zombie, per come li ricordo io, erano quei mostri che lasciavano brandelli del proprio corpo per terra a ogni passo che facevano e quindi il fatto che corressero e saltassero addosso alla gente mi risulta un po’ una cazzata. E poi c’è “lo studioso”, quello che si offre volontario per accompagnare Lane in giro per il globo, analizzare i sintomi e identificare le cure del “Virus”. Ma lo fanno morire dopo un minuto perché il poveraccio scivola nell’aereo appena atterrato e si spara in testa accidentalmente (ovviamente dopo una dissertazione nerdesca-poetico-scientifica sulla natura-Serial Killer-Stronza ecc che sarà la scintilla che farà scoppiare l’incendio nella mente di Brad Pitt). Poi abbiamo il decimo uomo, ovvero colui che, in Israele, decide di innalzare mura invalicabili per salvare tutti gli israeliani e i palestinesi non ancora infetti. Assistiamo a un quarto d’ora di “pose” del suddetto decimo uomo (che ha il diritto di veto su altri nove fantomatici uomini) e poi, per colpa di dieci scemi che cantano, va tutto a ramengo, gli zombi (attirati dai rumori) si incazzano e scavalcano le mura di Gerusalemme non scavalcabili e succede il più classico dei casini… Assistiamo alla Fuga verso l’aeroporto, Lane e una soldatessa israeliana con un braccio mozzato (Brad Pitt le aveva amputato il braccio dopo il morso di uno zombie, per slavarla dal contagio) salgono su un aereo della BELARUS AIR grazie ad una scaletta calata dal pilota dalla cabina e in men che non si dica succede un altro classico casino sull’aereo: uno zombie, entrato non si sa da dove, crea scompiglio tra i passeggeri, e Brad Pitt scaglia una bomba a mano (!?!) a caso tra la folla nel panico più totale, la fusoliera si squarcia e rimangono solo lui, la soldatessa monca e i piloti (gli altri, infetti e non infetti, volano tutti fuori dall’aereo). Il velivolo bielorusso precipita in una non meglio specificata foresta di abeti che scopriamo poi essere in mezzo al Galles. Considerazioni: a) in dieci minuti l’aereo ha fatto Israele-Galles; b) quando erano saliti a bordo, una Hostess di bordo aveva riferito loro che l’aereo era appena atterrato, quindi di carburante non è che ce ne fosse in abbondanza: ipotizzando che l’aereo provenisse da Minsk (Bielorussia), che sta a non meno di 5.000 km da Gerusalemme, con un pieno di carburante questi si sono fatti Bielorussia-Israele-Galles e per di più in dieci minuti. Vabè. Soprassediamo. L’aereo si schianta, dunque. Si salvano solo Brad Pitt e la monca. Brad Pitt ha un ferro infilzato nell’addome, la monca invece sembra uscita da una salus per aquam. E vabè. Brad Pitt è talmente forte da riuscire a camminare con un pezzo di ferro di 30 cm conficcato nella panza e riesce ad arrivare, non si sa come, al centro di medicina sperimentale che gli era stato indicato via radio prima dello schianto in una comunicazione con il vice direttore generale delle Nazioni Unite, ovviamente suo grande amico. E qui iniziano le risate a crepapelle. Compare Pierfrancesco Favino, l’ex Libanese di Romanzo Criminale, che impersona un medico italiano. Ne combina di ogni. Mette a repentaglio la vita di tutti e Lane non osa dirgli niente (anvedi questo è er libanese, se je dico quarcosa finisce che m’ammazza), neanche un “Stai attento, perdincibacco!!!”. Favino attira tutti gli zombie che, mentre in Israele erano capaci di scavalcare mura alte 80 metri, in Galles si fanno fermare da una porta bloccata con un gancetto e quattro sedie appoggiate e vabbè. Positivo è il fatto che la tensione rimanga alta fino alla fine (salvo risate clamorose per colpa o merito di Favino che, involontariamente, fa di tutto per far morire Pitt). Non si capisce però come funzioni il vaccino/camuffamento ideato da Pitt. Io sinceramente l’ho visto più come sistema per prendere tempo (infatti viene anche detto nel film) in attesa di un’idea migliore partorita da qualcun altro, ma nessuno spiega come in realtà andrà a finire, e quindi si rimane un po’ così. Perché da come Lane spiega il suo camuffamento, tutti capiscono che, zombie o non zombie, la vita finirà comunque. Ma prima di farlo uscire, il regista e i produttori questo film l’hanno guardato? Non hanno notato queste imprecisioni? Non se le sono poste le domande che ci siamo posti noi spettatori? Il film poteva essere una bomba totale ma, come al solito, si cerca più di “stupire” con effetti speciali e scene apocalittiche, che di porre una logica conclusione alle vicende narrate. Ora vado a leggermi il romanzo, che è meglio.