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mercoledì 8 aprile 2015

SE DIO VUOLE DI EDOARDO FALCONE



Stacchiamo per un attimo la spina dal cinema d'autore/indie che caratterizza gran parte delle anteprime milanesi (Fast and Furious 7 a parte) e rivolgiamo lo sguardo anche al cinema nostrano che, sebbene si sappia difendere anche sul versante autoriale, ultimamente ha offerto piacevoli commedie come "Ho ucciso Napoleone" e come, per l'appunto "Se Dio vuole", di cui scriviamo oggi.
Scritto (in collaborazione con Marco Martani) e diretto dall'esordiente Edoardo Falcone, Se Dio vuole ci presenta in maniera leggera e carica di Humor Romano l'annosa questione della religione contrapposta alla scienza. 


I due protagonisti, infatti, sono il bieco, più che benestante e ateissimo Cardiochirurgo Tommaso (un impettito Marco Giallini molto compreso del suo ruolo) e il sacerdote, ex galeotto, Don Pietro (un brillante Alessandro Gassmann sempre più simile nelle fattezze e nell'espressività all'indimenticato papà Vittorio). Il casus belli è costituito dalla decisione del figlio di Tommaso, Andrea (Enrico Oetiker) di entrare in seminario e abbandonare gli studi in medicina e tutte le prospettive di carriera dategli da Tanto padre. E le motivazioni di tale scelta sono riconducibili agli incontri che Andrea fa con Don Pietro in una specie di Teatro religioso in cui il sacerdote la fa da Mattatore, diffondendo la buona novella in maniera molto anticonvenzionale tra i suoi seguaci. Tommaso, venuto a conoscenza di tali incontri, inizia ad indagare sul sacerdote, soprattutto dopo aver saputo che questi ha un passato da delinquente. Le frequentazioni tra Don Pietro e Tommaso si faranno talmente assidue che i due diventeranno inseparabili, loro malgrado. La scelta di un ragazzo di farsi prete è usata intelligentemente per osservare il processo di maturazione del padre che passerà dalla completa negazione di un'entità ultraterrena che ci sorveglia e ci guida ad un'accettazione di tale entità quasi senza riserve. 


Se Dio vuole non sarà magari il film che rivoluzionerà il cinema italiano, vuoi perchè i temi trattati sono abbastanza triti e ritriti e il finale è prevedibile (anche se...), ma ha il pregio di essere stato scritto molto bene e, per una volta, la veste da fiction alla "Cesaroni" che molti film italiani sembrano avere incollata addosso, non si vede. Certo, i personaggi stereotipati come il Medico agnostico e ipermateriale (non vedo/non ci credo, d'altra parte si chiama Tommaso) e il prete simpaticone erede sfocato dell'ineguagliabile Don Camillo sono ben presenti, ma non sfociano mai nel ridicolo o nell'inverosimile. I personaggi di contorno, cioè la solita Laura Morante (la moglie di Tommaso, Carla) che fa la parte dell'esaurita, la domestica ispano-americana Xenia col grembiule marcato falce e martello, la svampitissima sorella di Andrea, Bianca (Ilaria Spada) e il suo fessacchiotto marito Gianni (Edoardo Pesce)  sono ben dosati e strappano un sacco di risate fragorose al pubblico. C'è anche spazio per la morale (quella non manca mai), e la colonna sonora di Carlo Virzì è impreziosita dalla presenza di De Gregori (che, lo ammetto, durante le prime strofe avevo scambiato per Jovanotti), un po' meno da quella di Gigi D'Alessio (ma era funzionale alla trama). Simpatici anche i rimandi a Don Matteo (Terence Hill), anch'essi funzionali alla trama e affatto ruffiani.
Un film vivamente consigliato, di cui il cinema italiano potrà andare fiero. 
Dal 9 aprile nelle sale.
Voto 7,5/10
Luca Cardarelli. 



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