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lunedì 13 ottobre 2014

PEREZ



Dopo aver visto Anime Nere, mi sono fiondato in sala a vedere Perez, film diretto da Edoardo De Angelis che ha destato un certo scalpore in occasione della sua presentazione (fuori concorso) all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. 
Le aspettative erano molto alte. Pompatissimo da giornali e televisioni (prodotto da Medusa), Perez cavalca la gigantesca onda provocata da quel terremoto mediatico che è stata la serie "Gomorra", la cui prima stagione si è conclusa da poco più di 4 mesi, ma lo fa maldestramente. Molti sono i dettagli di questa pellicola che rimandano alla serie prodotta da Sky: le ambientazioni lugubri, le atmosfere cupe, i dialoghi "urlati", il senso di oppressione dato dagli atteggiamenti del camorrista che minaccia con un sorriso il povero cristo il quale a sua volta si ritrova tra incudine e martello e deve per forza trovare una via d'uscita che spesso non esiste nemmeno, a meno che non scenda a compromessi con la controparte. Questo è Perez (Luca Zingaretti), un avvocato divorato dalla paura delle proprie stesse azioni, di livello ancora più basso di quello che si suol definire "d'ufficio". Entra in gioco quando tutti i legali chiamati a difendere un determinato criminale rifiutano l'incarico. Il criminale in questione è veramente una rogna: è un boss della camorra, Buglione (Massimiliano Gallo). Perez non si tira indietro. Affronta la situazione, convinto di uscirne come e quando vuole. La figlia Tea (Simona Tabasco) è fidanzata col figlio di un camorrista, Corvino (Marco D'Amore), Perez vuole usare il boss per far sì che la figlia, venga lasciata in pace da Corvino. Tutto poi si complica quando entra in gioco un toro con la pancia piena di diamanti, tantissimi diamanti e viene pure coinvolto pure il miglior amico di Perez, Merolla (Gianpaolo Fabrizio), un depresso avvocato d'ufficio al quale la Camorra ha ucciso il figlio.


Tutta il film è stato girato al Centro Direzionale di Napoli dove ha sede il Palazzo di Giustizia e dove gli stessi Perez e Merolla vivono. Una cattedrale nel deserto, il Centro direzionale. che un po' rispecchia l'anima del protagonista, che vive di buoni propositi che però rimangono sempre allo stato embrionale, come l'idea di progresso alla quale doveva dar vita il centro direzionale stesso. 
Quando si esce dal Centro, tutto diventa miseria, sporcizia, desolazione e paura. Un po' come i loschi figuri che ruotano intorno a Perez (Corvino e Buglione, per l'appunto). 


Il problema del film, avvolto nel grigiume del cielo, del cemento e delle anime dei protagonisti, è che la sceneggiatura latita, mettendo a nudo le alte pretese del regista e lasciando solo l'idea di ciò che questi avrebbe voluto raccontarci, non riuscendoci. Il film non si avvicina nemmeno un po' ad Anime Nere, tantomeno a Gomorra. Rimane in un limbo a metà tra il noir d'autore e la mera fiction televisiva, di stampo Rai-Mediaset. Un filmetto senza arte ne' parte, che lascia indifferenti e che è, per questo, molto facile da dimenticare. Sarebbe stato un buon prodotto televisivo, ma per il cinema Perez è troppo poco.
Non depongono a suo favore nemmeno i momenti di comicità involontaria regalati al pubblico durante scene tutt'altro che comiche. 
Mentre a Luca Zingaretti possiamo riconoscere la bravura nell'interpretare un personaggio controverso come l'avvocato Perez, per quanto riguarda Marco D'Amore, invece, si è trattato solo di riprodurre a mo' di automa il personaggio di Ciro nella serie Gomorra: il che, dopo un po', stufa. 
Perez è la dimostrazione che non sono tanto i temi a fare grande un film, ma il modo in cui questi sono rappresentati per mano del Regista.   


   

2 commenti:

  1. Quindi, da quel che ho capito, meglio evitarlo...
    ... settimana prossima forse riesco a vedere "Anime nere" :)

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    1. C'è anche qualcuno a cui è piaciuto. Ma io sono rimasto deluso. Mi aspettavo di più. Anime nere invece mi è piaciuto tantissimo!! Poi mi farai sapere la tua opinione. 😊

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