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sabato 15 ottobre 2016

MINE (2016) DI FABIO GUAGLIONE E FABIO RESINARO (NO SPOILER)


Questo 2016 si rivela un anno ricco di sorprese per il cinema italiano. Soprattutto per il cinema di genere, italiano. Già in primavera avevamo esultato per il successo e per l'ottima fattura del Cinecomic a tinte crime/noir Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, premiatissimo agli ultimi David e inserito nella lista dei papabili per la selezione italiana delle pellicole nostrane da proporre all'Academy (alla fine l'ha spuntata Fuocommare di Gianfranco Rosi, Orso d'Oro a Berlino). Ora, in autunno inoltrato, ci ritroviamo ad esultare ancora più accanitamente per questo Mine, film scritto e diretto dagli italianissimi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro (che nei credits compaiono come Fabio & Fabio), ma che si è avvalso di una co-produzione italo-ispanico-americana. Ammetto che quando mi capitò di vedere il trailer al cinema sobbalzai sulla poltrona perché, avendo già visto Piége (Passo Falso) di Yannick Saillet, non riuscii a scorgere alcuna differenza sostanziale tra i due film. Ma un conto è il trailer, che dura un minuto e mezzo, e un altro è il film, che di minuti ne dura 106. Ebbene, l'unica cosa che i due i film hanno in comune sono l'ambientazione nel deserto e il fatto che un soldato si accorga di avere messo il proprio piede su una mina. STOP


La trama, come si può intuire, è abbastanza semplice: i due marines Mike Stevens (Armie Hammer) e Tommy Madison (Tom Cullen) sono impegnati in una missione nel deserto africano con lo scopo di eliminare un terrorista. Non riuscendo a portare a termine la missione perché individuati dalla scorta del loro obiettivo, scappano attraverso il deserto, confidando nei soccorsi. Arrivati ad un'ora dal primo villaggio sulla loro strada, rimangono intrappolati in un campo minato: Tommy salta su una mina perdendo entrambe le gambe, mentre Mike si accorge di averne pestata una e riesce a bloccarsi senza farla esplodere. Come se non bastasse, via radio Mike apprenderà dell'impossibilità da parte dei soccorsi di giungere sul posto non prima di 52 ore a causa delle tempeste di sabbia che ne rallentano l'incedere...   

Avete presente quando dicono che in punto di morte tutta la vita ti scorre davanti agli occhi? Ecco, ciò che Mine ci offre può essere benissimo inteso così. Fabio e Fabio, infatti, non vogliono semplicemente  raccontarci se e come il marine Mike riuscirà ad uscire dal guaio in cui si è, suo malgrado, cacciato. Ma vogliono indagare la sua mente, la sua vita, le sue percezioni durante le 52 e più ore (racchiuse in poco meno di due, sia chiaro) che passerà fermo, quasi immobile, nel deserto, alla mercé di intemperie, animali feroci, allucinazioni, deliri dovuti alla disidratazione e alla disperazione che questa situazione porta con sé. E lo fanno in maniera pressoché perfetta, catturandoci completamente, spaventandoci, a volte persino facendoci sorridere o portandoci quasi alla commozione e alle lacrime. A volte si fa fatica a distinguere l'allucinazione dalla realtà e si rimane un po' interdetti per come il duo di registi ha abilmente giocato le proprie carte, lasciandoci un po' in sospeso, ma chiarendoci le idee sul finale, un finale degno del gran film che Mine è. Grandissima prova sia per quanto riguarda la regia, la scrittura (provate voi a riuscire a mantenere incollati gli spettatori allo schermo avendo a disposizione un solo personaggio, per di più in mezzo al deserto) e l'interpretazione di un gigantesco Armie Hammer. Se non l'avete ancora visto, spegnete il pc e correte al cinema!!!  
Voto: 9/10
Luca Cardarelli



4 commenti:

  1. Uscito in sordina porca pupazza è rimasto in sala assai poco...conto in un recupero in cineteca..

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    1. Io sono andato a vederlo venerdì. Comunque è veramente un film fatto bene. Recuperalo!!!

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  2. Mi ha davvero sorpreso.... Non l'ho trovato perfetto, ma comunque molto valido. E ho scoperto solo ai titoli di coda che è di due registi italiani.

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