Dopo tanti Blockbuster e tanto cinema mainstream, torno a parlare di cinema indipendente grazie ad un film già passato a Cannes, categoria Un Certain Regard, e, recentissimamente, alla Festa del Cinema di Roma: CAPTAIN FANTASTIC, scritto e diretto da Matt Ross. Contrariamente a quello che potrebbe far presupporre un titolo così altisonante, non si tratta di un film su dei Supereroi, bensì su un padre che alleva i suoi cinque figli di diverse età, dai quattro anni ai diciotto, in mezzo alle foreste dell'America Settentrionale, istruendoli personalmente e sottoponendoli a severi allenamenti fisici, e soprattutto mantenendoli ben lontani dalla tanto odiata società consumistica americana con la quale, però, a causa di un evento tragico, saranno costretti ad entrare in contatto.
La storia è parzialmente autobiografica, visto che lo stesso regista ha dichiarato di essere cresciuto tra le Comuni della California e dell'Oregon, con una madre amante delle "Situazioni di vita alternative", lontano dalla tecnologia e dal consumismo americani. Matt Ross si chiede se scelte di questo genere possano essere intese come folli o follemente bellissime. Se non sia più pericoloso scalare una montagna o partecipare ad una partita di Football. Se non sia meglio abbandonarsi alla lettura che a intense sessioni videoludiche alla Playstation. E lo fa mostrando soprattutto il contrasto tra la visione del mondo di Ben e quella della famiglia di sua sorella. Si ha fino alla fine del film la sensazione che la prima sia bene e la seconda male. Ma, si sa, gli estremismi, sia da una parte che dall'altra, sono sempre da evitare. Bisogna sempre mediare, trovare una giusta via di mezzo, o meglio, un compromesso che faccia contenti tutti. In questa versione alternativa della favola del lupo, della capra e dei cavoli, escono vincitori tutti.
Se da una parte la storia coinvolge, la sceneggiatura scricchiola. Troppe domande si generano e a troppe di queste non viene data una riposta, lasciando in chi guarda una sensazione di incompiutezza abbastanza forte. Sembra quasi che il regista abbia curato nei minimi dettagli le scene di vita nei boschi (alcune veramente pregevoli) e si sia dedicato molto più superficialmente a quelle che, in realtà, avrebbero dovuto rappresentare l'essenza del film, grazie alle quali cioè avrebbe potuto dare le risposte alle domande che si era posto scrivendo il film. Quello che rimane è il solito alone utopico che avvolge i temi su cui si fonda questo film. Non a caso i figli di Ben conoscono a menadito la dottrina marxista de Il Capitale, l'opera Utopica per eccellenza.
Un film, dunque, riuscito a metà.
Captain Fantastic uscirà nelle sale italiane il prossimo 7 dicembre.
Voto: 6.
Luca Cardarelli.
Spero di beccarlo al Cinema Day, che sono molto curioso di vederlo...
RispondiEliminaA quanto pare sono l'unico a cui non è piaciuto questo film...
EliminaHo letto recensioni esaltanti ed altre, come la tua, molto medie. Boh, lo recupererò in dvd!
RispondiEliminaPerché la sceneggiatura zoppica qua e là...
EliminaIo questo difetto non l'ho sentito così tanto. Sicuramente non è perfetto, ma ha talmente tanto amore che sarebbe impossibile non volere bene all'idea di fondo che porta con sé. Ne ho parlato proprio stamattina, e credo me ne rimarrà un bel ricordo.
RispondiElimina