Dopo quasi cinque anni dal suo
ultimo film, Venere in pelliccia, Roman Polanski torna dietro la
macchina da presa per Quello che non so di Lei (D’après
une historie vraie), tratto dal romanzo di Delphine De Vigan “Una
storia vera”, affiancato nell’adattamento della sceneggiatura dal
regista di Sils Maria e Personal Shopper, Olivier
Assayas. Il film è stato presentato in anteprima fuori concorso
all’ultimo Festiva di Cannes.
Al centro della scena abbiamo Emmanuelle
Seigner, attuale compagna di Polanski, nei panni proprio di Delphine
De Vigan, la quale, dopo il suo ultimo romanzo di successo, subisce un
blocco creativo che le provoca ansia e panico. In suo soccorso arriverà un’affascinante
e misteriosa donna, Leila (Eva Green), che si fa chiamare Lei
(nella versione originale il suo nome sarà Elizabette, Elle per gli amici), una
ghostwriter con la quale instaurerà un rapporto di amicizia tale da arrivare a
confidarle i suoi segreti più intimi.
Polanski sembra avere
tanto a cuore la figura di scrittori e affini, da renderli spesso
protagonisti di suoi film: ricordiamo con piacere, infatti, alcuni thriller da
egli diretti, come La Nona Porta (1999) con Johnny Depp nei panni di un esperto
di libri antichi, o anche L’uomo nell’ombra, pellicola datata
2010, tratta dal romanzo di Robert Harris (che compare come
co-sceneggiatore) Il Ghostwriter, in cui Ewan McGregor interpreta, appunto, un
ghostwriter incaricato di scrivere le memorie dell’ex primo ministro del Regno
Unito. Ebbene, in Quello che non so di lei le due protagoniste sono entrambe
scrittrici e, come se non bastasse, il compagno di Delphine, François
(Vincent
Perez), è un personaggio televisivo che si occupa della vita dei grandi
scrittori contemporanei e gira il mondo per intervistarli (nel film vengono
citati autori quali Bret Easton Ellis, Don DeLillo, Paul Auster e molti
altri).
La presenza di Olivier
Assayas al fianco di Polanski apporta al film un’analisi psicologica
della protagonista che vive nel tormento, come, per esempio, avviene in Sils
Maria, il già citato film di Assayas in cui la protagonista è
un’attrice teatrale sul viale del tramomto e sull’orlo di un tracollo
psicofisico (Maria Enders interpretata da Juliette Binoche).
Sommando tutti questi fattori, da un lato abbiamo un thriller quasi mozzafiato,
figlio della sapienza registica di Polanski, dall’altro un film riflessivo
e dai tempi spesso molto dilatati, dovuto alla presenza nella
sceneggiatura del regista franco-turco, il tutto aggravato (in senso positivo)
da una colonna sonora Hitchcockiana firmata dal pluripremiato
Alexandre
Desplat, che tramuta in sonoro lo stato d’animo ansioso e tormentato di
Delphine. Apprezzabile il fatto che, pur avendo sulla scena per tutto il tempo
quasi esclusivamente solo le due protagoniste, quasi ad enfatizzare la loro
voglia di isolarsi dall’umanità alla ricerca di pace e serenità, il film non
annoi e lasci sempre che lo sguardo dello spettatore rimanga incollato allo
schermo.
Ogni buon Thriller che si
rispetti deve avere un plot twist finale che dovrebbe
rimanere indecifrabile fino alla fine e che dovrebbe, a meno che non si abbia
già letto il libro da cui è stato tratto il film, sorprendere tanto da far
rimanere a bocca aperta. Purtroppo, ed è qui che sta la grande pecca del film, in
questo caso il colpo di scena appare evidente sin dalla prima mezz’ora, e si
passa tutto il tempo restante a ipotizzare i singoli dettagli che avvalorano
l’intuizione iniziale. Nel caso di chi scrive, il finale immaginato è stato
vicinissimo a quello effettivo della pellicola. Mettiamola così, vi divertirete
nel costruire nella vostra mente il finale del film. Nonostante questa grande pecca,
il film si salva e risulta godibile soprattutto grazie alle interpretazioni
magistrali di Seigner e Green (se ve lo state chiedendo, no, non avrà
scene di nudo al contrario del suo solito), alle doti di regia e di scrittura
del duo Polanski-Assayas e alle magiche note della colonna sonora di Alexandre
Desplat.
Quello che non so di lei
arriverà nelle sale italiane il giorno 1 marzo 2018, distribuito da Leone
Film Group e Rai Cinema.
Voto: 7,5.
Luca Cardarelli
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Anche se è vestita per tutto il film, per la Green questo e altro.
RispondiEliminaE pure per Polanski.
Eva Green è sempre un bel vedere!!! Comunque c'è molto più Assayas che Polanski in questo film.
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