Di film che, come Nella tana dei
lupi, trattano di grandi rapine e lotte tra banditi e tutori della legge,
spesso molto simili tra loro sia per aspetto fisico che per modo di pensare, il
cinema di Hollywood è pieno sin dai tempi de La grande rapina al treno (1903),
ovvero il primo film d’azione made in USA. Laddove una volta era tutta campagna,
ora c’è una giungla d’asfalto e cemento che risponde al nome di Los Angeles e
al posto dei CowBoy che inseguono gli indiani, ci sono i poliziotti che
inseguono malviventi di ogni genere, anche se la categoria prevalente è quella
dei rapinatori di banche, essendo L.A. la città americana che registra il più
alto numero di rapine (si parla di qualcosa come 44 alla settimana).
Christian Gudegast, al suo
esordio, parte con un bel piano sequenza panoramico che dal cielo arriva fino
al livello strada del distretto finanziario di Los Angeles per introdurci a
quella che è una storia che nasce in realtà nei sobborghi a sud della city
californiana, dove la gang comandata da Ray Merrimen (Pablo Schreiber) ed Enson
Levoux (Curtis Jackson AKA 50 Cent) sta per provare a mettere a segno il colpo
della vita: rapinare la sede losangelina della Federal Reserve. A dar loro la caccia si mette l’agente
della Major Crimes Nick O’Brien, detto anche Big Nick (Gerard Butler) che si
distingue dai “cattivi” solo per il possesso del distintivo, ma quanto a comportamento e linguaggio scurrile
non scherza per niente nemmeno lui. Big Nick riesce ad intercettare l’autista
della Gang, Donnie Wilson (O’Shea Jackson JR), sfruttandolo come informatore e
anticipare così le mosse di Merrimen e soci.
Già vedendo il trailer si può
immaginare che tipo di film sia Nella tana dei lupi: un film fatto di dialoghi
sopra le righe, scazzottate, sparatorie, esplosioni, inseguimenti. E infatti,
sebbene sia sempre meglio non fermarsi al trailer per giudicare un film, il
canovaccio è esattamente questo. Centoquaranta minuti dei quali almeno cento
costituiscono la preparazione al colpo e le relative contromisure adottate
dalla polizia (con delle discutibili parentesi sulle vite private dei
protagonisti, Big Nick in primis) e i restanti costituiti dal colpo e
inseguimento con sparatoria, somigliante più che altro ad un’azione militare durante
la guerra nel golfo per l’ingente quantità di armi e munizioni utilizzate. Nel
mezzo citazioni ed omaggi (non si sa quanto volontari, e allora chiamiamoli
anche scimmiottamenti) a svariati film ben saldi nella memoria degli
appassionati del genere come “Bad Boys”, “Training Day”, spingendoci anche fino
ad Ocean’s Eleven, e altri ancora.
Non anticipiamo niente del finale
per non spoilerare, ma arrivare alla fine di Nella Tana dei lupi è stato
davvero faticoso, sia a causa dell’eccessivo minutaggio, sia perché la
sceneggiatura e lo sviluppo dell’azione non aggiungono niente che non sia stato
già visto in precedenza, colpi di scena compresi, risultando eccessivamente
macchinosi e prevedibili. In sostanza, questo è un film che non lascia molto
dopo la sua visione, se non la sensazione che sarebbe stato meglio se fosse
durato almeno un’ora di meno.
Nella tana dei lupi sarà in
programmazione nei cinema italiani dal 5 aprile 2018, distribuito da Universal
Pictures e Lucky Red.
Voto: 6-
Luca Cardarelli
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