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lunedì 8 febbraio 2016

THE HATEFUL EIGHT DI QUENTIN TARANTINO (Pericolo Spoiler)


È finalmente uscito l'ottavo, attesissimo film di Quentin Tarantino.
Aspettavo The Hateful Eight come un bambino aspetta la mattina di Natale per scartare i regali e, proprio per questo, mi sono limitato al massimo nel leggere le caterve di recensioni scritte da quei furboni che il film se lo sono visto in streaming, in barba a qualsiasi regola etica e/o cinefila.
Un film, questo, girato nel rarissimo e gloriosissimo formato Ultra Panavision 70mm e quindi da vedersi OBBLIGATORIAMENTE al cinema.
Io l'ho visto presso il cinema Arcadia di Melzo nella famigerata Sala Energia, una delle uniche tre sale Italiane a proiettarlo nel suddetto formato (le altre sono a Roma - Teatro 5 di Cinecittà e a Bologna - Cinema Lumiere). Purtroppo, se avessi voluto vederlo in Versione Originale, non avrei usufruito dei sottotitoli perché la pellicola di cui è in possesso il Cinema milanese ne è misteriosamente sprovvista e quindi sono stato obbligato a vederlo doppiato in italiano (che comunque... sputaci sopra...).


Già dall'ingresso in sala sono stato travolto da intensissime ondate di brividi, vuoi per le dimensioni ESAGERATE dello schermo (30 metri per 16,5), vuoi per l'enorme scritta THE HATEFUL EIGHT che ci campeggiava sopra e vuoi, infine, per la musica di sottofondo che ha accompagnato l'attesa del buio in sala e dell'inizio del film (il tema principale composto dal leggendario ENNIO MORRICONE, autore della colonna sonora). Il film si compone di sei capitoli, una Overture musicale di 4 minuti e due tempi separati da un intermezzo di 12 minuti.
Il Cinema si fa Teatro. Così vuole Quentin. E a noi così piace.
Con l'inizio della proiezione ha subito inizio il godimento audio-visivo che si sarebbe protratto per altre 3 ore e 8 minuti (tanto dura il film nella sua versione integrale). Già la scritta l'ottavo film di Quentin Tarantino seguita dal titolo The Hateful Eight in caratteri assolutamente non convenzionali per un film ambientato nel diciannovesimo secolo, degni quasi di un fumetto vintage anni '70, danno l'idea che quello che si sta per vedere non sarà un film come tutti gli altri, ma qualcosa di assolutamente unico e inimitabile, così come lo sono stati gli altri sette firmati dal nostro amato Quentin.


Dopo una sequenza iniziale caratterizzata da un'inquadratura di un crocifisso intagliato nel legno e ricoperto di neve, un sottofondo musicale degno di un incipit di un film di Hitchcock e la visione, sullo sfondo, di una diligenza che si fa largo tra le nevi (e già qui gongolavo per quanta poesia e quanta potenza audiovisiva emanasse tale scena), scorgiamo il primo degli otto personaggi che ci faranno compagnia per tutta la durata del film: l'ex Maggiore della Cavalleria Marquis Warren/Samuel L. Jackson, reinventatosi cacciatore di taglie dopo la fine della sanguinosa Guerra Civile Americana. Lo troviamo seduto su tre cadaveri accatastati l'uno sull'altro, in mezzo alla via di percorrenza, intento a bloccare la corsa della diligenza sulla quale viaggiano, oltre al cocchiere O.B./James Parks, John Ruth/Kurt Russell e Daisy Domergue/Jennifer Jason Leigh, rispettivamente un cacciatore di taglie soprannominato Il Boia e la sua Prigioniera, con destinazione Red Rock, città dove la donna avrebbe trovato la morte per impiccagione, mentre Warren e Ruth rispettivamente 8.000 e 10.000 dollari delle relative taglie.


Dopo un conciliabolo durato alcuni minuti, Warren riesce a convincere Ruth a farlo salire in carrozza. Lungo la strada, infine, la diligenza viene nuovamente fermata, questa volta da Chris Mannix/Walton Goggins, diretto anch'egli verso Red Rock, ma per prendere servizio in qualità di neosceriffo. Dopo una buona mezz'ora  di dialoghi scritti in una maniera che definire perfetta sarebbe riduttivo, che da un lato forniscono la caratterizzazione dei personaggi e dall'altro aiutano chi osserva (e ascolta) a farsi un'idea di quale strada prenderà l'intera struttura narrativa del film, ci si inizia a chiedere chi non sia ciò che dice di essere e a ipotizzare diverse soluzioni. Ma abbiamo conosciuto solo metà dei personaggi, quindi c'è ancora tempo.


Arrivati all'Emporio di Minnie, che funge da tappa intermedia nonché come rifugio dalla tormenta, i cinque viandanti vengono accolti dal Messicano Bob/Demian Bichir il quale li informa di essere stato incaricato di badare al locale durante l'assenza della padrona. Con lui, all'interno, troviamo il Generale Confederato Sandy Smithers/Bruce Dernil Mandriano Joe Gage/Michael Madsen e Il piccolo uomo Oswaldo Mobray/Tim Roth, tutti in attesa di proseguire il cammino verso le loro rispettive destinazioni. E qui comincia a farsi strada la sensazione che da un momento all'altro tutto possa degenerare, visto che è sempre più insistente il sospetto, prima nella testa di John Ruth e poi in quella di Marquis Warren, che qualcosa non quadri.


Intanto conosciamo sempre più a fondo sia i personaggi che hanno animato i primi 35 minuti di film all'interno della diligenza, sia quelli introdotti dopo l'arrivo all'emporio. Quindi si proseguirà fino alla conclusione del film tra quelle quattro mura e, tra musiche ansiogene, dialoghi serrati, sguardi enigmatici, diversi flashback e numerose e mirabolanti acrobazie registiche e narrative (immenso Quentin!!!) la tensione sale, sale, sale. Come nel più classico dei Gialli la soluzione dell'intreccio arriverà solo alla fine, dopo numerosi colpi di scena e  dopo svariate ipotesi che risulteranno sempre tutte sbagliate perchè solo l'autore della storia ha la chiave di tutto. In questo caso, Quentin Tarantino, da grandioso Maestro sceneggiatore qual è, ci somministra la soluzione a piccole, sudatissime dosi, a mo' di puzzle, riuscendo tuttavia a non risultare mai prolisso, noioso o stucchevole (non date ascolto a chi vi dirà il contrario). Tutti gli ingredienti all'interno di quel piatto prelibato che risponde al nome di The Hateful Eight sono necessari, anzi indispensabili, perché si arrivi alla comprensione ed alla conseguente soluzione del mistero.


Per quanto riguarda il cast, due figure sovrastano le altre, bucando violentissimamente lo schermo: Samuel L. Jackson, probabilmente al suo top dopo la magistrale prova fornita in Pulp Fiction, ma soprattutto Jennifer Jason Leigh, per la cui interpretazione della criminale Daisy non si trova veramente alcun epiteto che possa renderle giustizia. Un mostro di bravura, a un livello eccelso di espressività mimica e facciale che rasenta la perfezione.
Ma anche gli altri protagonisti non sono stati da meno: Tim Roth camaleontico come al suo solito, Michael Madsen e Bruce Dern, taciturni ma efficaci come non mai nei loro personaggi, Walton Goggins probabilmente nel ruolo della vita, Demien Bichir consolidato nelle sue abituali vesti da messicano con la faccia da schiaffi e un Kurt Russel che ha unito la sfrontatezza tutta Tarantiniana di Stuntman Mike (Grindhouse - Death Proof) alle Carpenteriane figure di Jena Plissken (1997: Fuga da New York) e R.J. MacReady (La Cosa), nonché alla stereotipata figura dell'uomo di legge tipico del western classico


Ciò che più mi ha lasciato a bocca aperta è stato il repentino cambio di registro e di ritmo circa a metà del film. Se nel primo tempo Tarantino si è preso tutto il tempo necessario per descriverci situazioni e personaggi, nel secondo cambia decisamente marcia per passare all'azione, in particolare durante l'ora finale. Il ritmo si fa forsennato assecondando un deciso cambio di stile sia a livello di regia che di rappresentazione scenica (diventa quasi un horror splatter con sfumature grottesche) ed è qui che l'esaltazione per ciò che stavo guardando si è fatta estrema e a stento sono riuscito a trattenermi dall'applaudire istericamente.
Se volessimo etichettare The Hateful Eight con un genere di appartenenza ci troveremmo in grandissima difficoltà. Nel film sono presenti infatti elementi Thriller/Horror (vedi La Cosa di John Carpenter, da cui lo stesso Tarantino ha dichiarato di aver attinto a piene mani), Commedia Nera che sfocia in quella Grottesca, ultraviolenza splatter (in caso contrario non sarebbe stato un film di Tarantino), il tutto su un magico e nostalgico sfondo Western Classico alla John Ford, mescolato alle trame dei Gialli di Agatha Christie e rimescolato ad una forte componente Noir tipica degli esordi dello stesso Regista  (due titoli a caso: Le Iene e Pulp Fiction), e, infine, un chiaro e forte messaggio politico (presente, del resto, anche in film come Inglourious Basterds e Django Unchained).
Film inoltre fotografato da Robert Richardson e musicato dal Maestro Ennio Morricone in maniera spettacolare ed esaltante. Se poi a questi uniamo regia e sceneggiatura firmate da Quentin Tarantino, potete capire anche voi che se si definisce The Hateful Eight un Capolavoro non si possa essere accusati di stare esagerando.


Per come la vedo io, chi ama veramente il cinema di Quentin Tarantino non può non apprezzare, anzi non può non amare The Hateful Eight. E aggiungo anche che non potrà non considerarlo come uno dei suoi lavori migliori, se non addirittura il migliore, perlomeno a partire dal 1997, anno in cui firmò Jackie Brown.
Un Pout-Pourri di generi letterari, teatrali e cinematografici che fanno di The Hateful Eight un gigantesco inno al cinema nonché al Tarantinismo nel quale ci piace sguazzare come dei fanciulli nell'azzurro mare di agosto.
Voto: 10 e lode, applausi da spellarsi le mani e inchino in segno di devozione ai piedi del Fottuto Genio di Knoxville.
Luca Cardarelli



8 commenti:

  1. Una recensione fantastica, un film fantastico! Quentin Tarantino ci regala un altro capolavoro che mi ha ricordato molto "Reservoir Dogs" e "Pulp Fiction". Ma ci sono anche nuovissimi elementi del suo cinema. E ho apprezzato davvero!

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    1. Troppo gentile Peppe!!! Il film mi ha fatto rimanere sbalordito. Ho avuto bisogno di un po' di giorni per poter metabolizzare le emozioni che mi ha suscitato e scrivere una recensione degna di tanto splendore. So che molti diranno che sono obnubilato dall'amore cinefilo che provo verso QT e i suoi film, e probabilmente è vero. Ma le recensioni tecniche le lascio ai critici di professione. Io sono solo uno a cui piace il cinema.

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  2. ottima recensione per un film straordinario !

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  3. Non a livello di Pulp Fiction e Le iene.. ma sul podio decisamente. .

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    1. Mah, ti diró, il podio rimane invariato con Pulp Fiction, Reservoir Dogs e Jackie Brown. Subito dopo metterei The Hateful Eight, Kill Bill, Death Proof, Inglourious Basterds e Django Unchained. Ma sono tutti distanziati tra loro di pochissimo. Li metterei tutti al quarto posto ex aequo.

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  4. Splendida recensione e splendido film! Io nel podio metterei Django Unchained e Bastardi Senza Gloria ai primi due posti, non so bene in che ordine... per il terzo sono indeciso tra questo, Jackie Brown e Le Iene!

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