Anno: 2013;
Paese: USA;
Durata: 134 min.;
Genere: biografico/drammatico;
Regia: Steve McQueen;
Sceneggiatura: John Ridley
Soggetto: Solomon Northup;
Musiche: Hans Zimmer;
Musiche: Hans Zimmer;
Cast: Chiwetel Ejiofor/Solomon Northup; Michael Fassbender/Edwin Epps; Lupita Nyong'o/Patsey; Benedict Cumberbatch/William Ford; Paul Dano/John Tibeats; Paul Giamatti/Theophilus Freeman; Brad Pitt/Samuel Bass; Sarah Paulson/Mary Epps; Garret Dillahunt/Armsby.
Voto: 8/10.
Mettetevi nei panni di un uomo (di colore) nato e vissuto libero, violinista, colto e ricco, moglie e due figli amatissimi, e che, improvvisamente si trova legato mani e piedi ad una catena di ferro per poi essere venduto come fosse un oggetto qualsiasi a dei proprietari terrieri che lo trattano peggio di una bestia, cancellandogli il nome, l'identità e facendogli quasi dimenticare di avere una famiglia che, ignara, lo aspetta a casa. Roba da andare fuori di testa. Questo è quello che succede a Solomon Northup, il protagonista di 12 anni schiavo, film diretto da Steve McQueen e tratto dall'omonima opera autobiografica scritta dal protagonista.
Il film tratta dei dodici anni di sofferenze che Northup (nome da schiavo: Platt, datogli dal mercante Freeman/Giamatti) trascorre da schiavo dapprima sotto il padron Ford (Cumberbatch) poi sotto il padron Epps (FassBender). McQueen ci disegna letteralmente questa vicenda alternando immagini spettacolari degne di entrare in una fantomatica sezione del Musee d'Orsay di Parigi ad altre che riportano la mente alle scene più raccapriccianti di "Schindler's List" e "The Passion", dirigendo un cast fenomenale che ha in Ejiofor la sua punta di diamante, che presenta un Fassbender in formissima e splendidamente adatto alla figura del negriero bastardo e sadico, e introduce una bravissima e giovanissima Nyong'o nella parte della schiava Patsey di cui Fassy abusa abitualmente e che in poco tempo diviene anche il bersaglio della cattiveria della moglie (Sarah Paulson) gelosa. Un film durissimo che ci ficca bene in testa cosa stia a significare la perdita di ogni diritto e di ogni libertà per un uomo, in particolare, ma che ci dipinge anche un quadro che mostra le atrocità dello schiavismo americano.
Un film che fa male a chi lo vede, un male quasi fisico. Un film che ci fa domandare: "Ma com'è possibile trattare così degli esseri umani?". Veramente raccapricciante. Una sorgente inesauribile di emozioni delle quali quella preponderante è sicuramente la pietà nei confronti del protagonista e dei suoi compagni di sventura. E poi ci sono figure che danno un minimo di speranza, quelle grazie alle quali pensi: "Beh dai, dopo tutto c'erano anche schiavisti buoni." Un po' ricalcando la figura del "nazista tenero" impersonata da Liam Neeson in "Schindler's List" che qui trova il suo omologo in Cumberbatch. Ma la verità di fondo è che sempre di schiavista si tratta e che quindi la sua reputazione di "buono" porta con sè comunque mille riserve. Il personaggio interpretato da Fassbender raggiunge livelli di cattiveria inimmaginabili, così come quello messo in scena da Dano, eccezionale attore in ruoli da psicopatico (vedi "Prisoners"). Invece Bass, interpretato da Brad Pitt, devo sottolinearlo, fa un'apparizione un po' troppo fugace rispetto all'importanza del personaggio, così come mi è sembrata un po' sbrigativa tutta la parte finale del film, a dispetto di una "fase centrale" corposissima. Una parte finale lacrimogena, ma comunque degna di un film che, oltre a far commuovere, fa riflettere tanto.
Grandissima colonna sonora firmata Hans Zimmer che non manca mai ai grandi appuntamenti. Mai una nota fuori posto. Sempre perfetto e "sul pezzo".
Tutte le nomination ai prossimi Oscar sono legittime e credo che, a meno di clamorosi colpi di scena, alcune si trasformeranno in premiazioni.
Il film tratta dei dodici anni di sofferenze che Northup (nome da schiavo: Platt, datogli dal mercante Freeman/Giamatti) trascorre da schiavo dapprima sotto il padron Ford (Cumberbatch) poi sotto il padron Epps (FassBender). McQueen ci disegna letteralmente questa vicenda alternando immagini spettacolari degne di entrare in una fantomatica sezione del Musee d'Orsay di Parigi ad altre che riportano la mente alle scene più raccapriccianti di "Schindler's List" e "The Passion", dirigendo un cast fenomenale che ha in Ejiofor la sua punta di diamante, che presenta un Fassbender in formissima e splendidamente adatto alla figura del negriero bastardo e sadico, e introduce una bravissima e giovanissima Nyong'o nella parte della schiava Patsey di cui Fassy abusa abitualmente e che in poco tempo diviene anche il bersaglio della cattiveria della moglie (Sarah Paulson) gelosa. Un film durissimo che ci ficca bene in testa cosa stia a significare la perdita di ogni diritto e di ogni libertà per un uomo, in particolare, ma che ci dipinge anche un quadro che mostra le atrocità dello schiavismo americano.
Un film che fa male a chi lo vede, un male quasi fisico. Un film che ci fa domandare: "Ma com'è possibile trattare così degli esseri umani?". Veramente raccapricciante. Una sorgente inesauribile di emozioni delle quali quella preponderante è sicuramente la pietà nei confronti del protagonista e dei suoi compagni di sventura. E poi ci sono figure che danno un minimo di speranza, quelle grazie alle quali pensi: "Beh dai, dopo tutto c'erano anche schiavisti buoni." Un po' ricalcando la figura del "nazista tenero" impersonata da Liam Neeson in "Schindler's List" che qui trova il suo omologo in Cumberbatch. Ma la verità di fondo è che sempre di schiavista si tratta e che quindi la sua reputazione di "buono" porta con sè comunque mille riserve. Il personaggio interpretato da Fassbender raggiunge livelli di cattiveria inimmaginabili, così come quello messo in scena da Dano, eccezionale attore in ruoli da psicopatico (vedi "Prisoners"). Invece Bass, interpretato da Brad Pitt, devo sottolinearlo, fa un'apparizione un po' troppo fugace rispetto all'importanza del personaggio, così come mi è sembrata un po' sbrigativa tutta la parte finale del film, a dispetto di una "fase centrale" corposissima. Una parte finale lacrimogena, ma comunque degna di un film che, oltre a far commuovere, fa riflettere tanto.
Grandissima colonna sonora firmata Hans Zimmer che non manca mai ai grandi appuntamenti. Mai una nota fuori posto. Sempre perfetto e "sul pezzo".
Tutte le nomination ai prossimi Oscar sono legittime e credo che, a meno di clamorosi colpi di scena, alcune si trasformeranno in premiazioni.