Secondo capitolo dello spin-off
della saga cine-pugilistica dedicata allo Stallone Italiano Rocky Balboa, Creed
II cambia regia e vede dietro la macchina da presa al posto di Ryan Coogler,
ormai quasi totalmente assorbito dal mondo Disney-Marvel (è infatti in fase di
pre-produzione il secondo capitolo di Black Panther) e qui nelle vesti di
produttore esecutivo, Steven Caple
Jr. (regia di alcuni episodi delle serie Tv “Grown-ish” e “Rapture”), poco
conosciuto prima di questa produzione, o quanto meno qui in Italia, al
contrario del suo predecessore (“Prossima fermata: Fruitvale Station”, “Creed”
e “Black Panther”).
Sebbene sia cambiata la regia,
Creed II non si allontana moltissimo dal capitolo precedente, ma nemmeno dalle
atmosfere della saga Madre. Sentimenti, azione ed epicità rimangono allo stesso
livello, ma si percepisce l’intenzione da parte della produzione di rinfrescare
un po’ il tutto e portarlo ai ritmi del cinema contemporaneo e nello stesso
tempo mantenere il seguito di pubblico accumulatosi col susseguirsi dei film
dedicati prima a Rocky Balboa e poi ad Adonis Creed (Michael B. Jordan), il
figlio del fu Apollo. In questo episodio ritroviamo inoltre un altro
personaggio, per altro molto legato alla figura di Apollo, ovvero Ivan Drago
(Dolph Lundgren) che mandò al creatore il pugile afroamericano in Rocky IV, per
poi soccombere sotto l’ira di Rocky nella rivincita epica che seguì.
Qui abbiamo Adonis Creed che, non
appena riesce ad aggiudicarsi la cintura di campione del mondo dei pesi
massimi, viene sfidato da Viktor Drago (Florian “Big Nasty” Munteanu), figlio
di Ivan, cresciuto a pane e odio grazie al padre che non ha mai superato
l’amaro gusto della sconfitta contro Rocky nel 1985 che, oltre alla carriera da
pugile, mise fine anche al suo matrimonio. La sfida ad Adonis è dettata più
dalla voglia di rivalsa di Ivan che da quella di affermazione di Viktor. In
tutto ciò Rocky Balboa, dapprima riluttante all’idea di tornare a bordo ring
con il suo figlioccio Adonis, viene convinto dallo stesso a ridiventare il suo
coach e a tentare vendicare a sua volta la morte del padre Apollo.
Come è possibile intuire dalla
sinossi, il canovaccio è sempre lo stesso. In questi film c’è sempre qualcuno
in cerca di vendetta, sia dal punto di vista sportivo che per quanto riguarda
la propria vita privata. E in questo caso tutti i protagonisti hanno qualcosa
di cui vendicarsi o per cui cercano rivincite, sempre frenate, però, dal timore
che possa trasformarsi tutto in un’inenarrabile tragedia. Rocky (Sylvester
Stallone) da par suo, malato e sofferente com’è, vorrebbe solo starsene in pace
per i fatti suoi a gestire il proprio ristorante. Ivan Drago schiuma rabbia e
di riflesso anche suo figlio Viktor.
E non dimentichiamoci di Bianca (Thessa
Thompson), che è sì la prima a incoraggiare il suo Adonis, ma è anche la prima
a temere il peggio per il suo amato. In questo vortice di paure ed emozioni il
Ring è sempre lo scenario più presente, ed è sul ring che inizia e finisce
tutto. Vittorie, sconfitte, rivincite, sorrisi, pianti, soddisfazioni e
delusioni. D’altra parte si parla di boxe, o meglio, della sua versione
cinematografica, senza tempi morti, senza fasi di studio. Solo cazzottoni su
fegato e ganci sotto il mento. Ed è questo che lo spettatore vuole e ottiene.
Creed II è un concentrato adrenalinico e ipervitaminico di emozioni
contrastanti tra loro, di trionfi e di sconfitte e c’è spazio, come del resto
in tutti gli altri film della saga, anche per il più smielato romanticismo.
Sembra quasi di assistere a un revival di Rocky IV. Ma con ancora più muscoli,
più pugni e, se possibile, più lacrime. Gran parte del merito va assegnato alle
musiche, che sono perfette in ogni frangente, comprese quelle sul finale.
Questo film, dunque, mantiene ciò
che promette, ossia puro intrattenimento, e invoglia ad attendere un terzo
capitolo, magari ancora più muscoloso e lacrimogeno, tanto non se ne ha mai
abbastanza.
L’uscita di Creed II nelle sale
italiane è prevista per il 24 gennaio e la distribuzione è firmata Warner Bros.
Pictures.
Voto: 8,5.
Luca Cardarelli.
Questa recensione è pubblicata anche sul sito cinematik.it con il quale collaboro.