Non tutti i remake (o reboot o revival, chiamateli come vi pare) vengono per nuocere. Soprattutto quelli che si rifanno a prodotti televisivi di scarsa qualità come la miniserie "IT" del 1990, diretta da Tommy Lee Wallace, tratta dall'omonimo romanzo nato dalla penna del Re della letteratura Thriller-Horror, Stephen King, e inspiegabilmente divenuta con gli anni un vero e proprio cult che, notiamo in questi giorni avere molti più strenui difensori di quanti in realtà ne meriterebbe, visto il livello veramente infimo del prodotto, di cui sentiamo di salvare solo il protagonista, il malefico e sanguinario clown Pennywise, ai tempi interpretato da Tim Curry.
Ventisette anni dopo, quasi a citare la ciclicità delle apparizioni del malvagio Clown amante dei palloncini in quel di Derry - Maine, l'argentino Andrés Muschietti porta IT al cinema per la prima volta dalla pubblicazione del romanzo, per rinverdire la memoria di coloro che ebbero a che fare con la suddetta miniserie e per proporre alle nuove generazioni la sua versione dei fatti che poi, alla fine, non si discosta nemmeno così tanto da quella narrata nello sceneggiato anni '90.
La trama, in poche parole: nel 1988 la cittadina americana di Derry, nel Maine, viene funestata da un'entità misteriosa che si accanisce sui bambini facendoli sparire letteralmente nel nulla. Dei ragazzi autodefinitisi Il club dei perdenti, ovvero Beverly (Sophia Lillis), Richie (Finn Wolfhard), Bill (Jaeden Lieberher), Eddie (Jack Dylan Grazer), Stan (Wyatt Oleff), Mike (Chosen Jacobs) e Ben (Jeremy Ray Taylor), sette amici che hanno in comune esistenze abbastanza tormentate sia sul fronte familiare che su quello pubblico, decidono di affrontare insieme e sconfiggere questa entità, che appare loro nelle vesti del clown Pennywise (Bill Skarsgård) e che scopriranno essere la causa della scomparsa di Georgie (Jackson Robert Scott), il fratellino di Bill.
Sebbene il romanzo scritto da Stephen King sia un vastissimo insieme di trame e sottotrame, la trasposizione cinematografica attuata da Muschietti, così come l'omonima miniserie TV anni '90, percorre una storyline senza particolari diramazioni narrative, concentrandosi quasi esclusivamente sulla lotta tra i sette ragazzi (abbastanza ben caratterizzati, chi più chi meno) e il malefico Clown.
Ciò in cui però differiscono i due prodotti, è lo stile narrativo: il TV Show puntava molto di più sull'inquietudine provocata dal Pennywise/Tim Curry, mentre la trasposizione cinematografica allarga i propri orizzonti e può essere considerata Horror (a forti tinte splatter) a tutto tondo, con un altissimo tasso di Gore, portato da scene abbastanza raccapriccianti (da mani sugli occhi) e condite alla perfezione da numerosi Jumpscare. Inoltre il Pennywise odierno inquieta, se possibile, ancora di più di quello anni '90, risultando anche più feroce e sanguinario del suo omologo televisivo.
Non mancano tuttavia momenti distensivi in cui assistiamo a veri e propri siparietti comici infarciti di battute strapparisate (in questo senso il personaggio di Richie è una vera e propria miniera) atte a far riposare la mente e il corpo dopo scene nelle quali la tensione e la strizza si tagliano letteralmente con il coltello.
Dati i tempi che corrono, il film cavalca l'onda dell'effetto nostalgia, senza mai però risultare stucchevole. Numerose sono le citazioni anni '80, cinematografiche e non, e pare proprio che Muschietti, nel girare IT, abbia decisamente e grandemente tratto ispirazione da quei fenomeni cult che rispondono ai titoli di Stand by me (altra trasposizione cinematografica di un racconto Kinghiano, The Body), Goonies, E.T. nella stessa maniera in cui i Duffer Brothers hanno fatto girando per Netflix la serie Stranger Things, divenuta già cult a nemmeno un anno dalla sua apparizione. Se pensiamo inoltre che Richie, uno dei componenti del Club dei perdenti, è interpretato dallo stesso Finn Wolfhard presente anche nel cast della suddetta serie, l'accostamento risulta ancora più automatico.
Ma l'effetto nostalgia non è l'unico punto di forza di questo nuovo IT. La regia e gli effetti visivi sono elementi che impreziosiscono l'opera del regista argentino a dispetto di un budget alquanto esiguo a disposizione, tanto da fare sembrare ancora più incredibili gli incassi che la pellicola sta registrando in giro per il mondo. Infine il cast, composto quasi esclusivamente da ragazzi che appaiono molto più in parte dei loro predecessori, con particolare riferimento alla bravissima (e anche carina) Sophia Lillis e al più volte citato Finn Wolfhard. Senza ovviamente tralasciare Bill Skarsgård, di cui abbiamo già tessuto le lodi in precedenza.
Ovviamente non anticipiamo nulla delle scene topiche del film, che arriverà nelle sale italiane il 19 ottobre con il rating V.M. 14 (ma qualcuno avrebbe voluto addirittura il V.M. 18, e non ci sentiamo di dargli torto), ma state sicuri che uscirete dal cinema alquanto sconvolti e, alla fine, galleggerete tutti.
Appuntamento al 2019 con la seconda parte, presumibilmente ambientata ai giorni nostri.
Voto: 9. Un film da paura che rende finalmente giustizia al capolavoro letterario da cui è tratto.
Luca Cardarelli