Quest'anno ha destato non poco scalpore la produzione della serie TV, tratta in primis dal Romanzo verità di Roberto Saviano, ed in secundis dal film di Matteo Garrone, a sua volta tratto dal suddetto Romanzo, Gomorra. Ha destato scalpore perché incentrata soprattutto sui "fatti di sangue", perché ambientata a Scampia, perché accusata di tratteggiare positivamente, dal punto di vista psicologico e morale, dei personaggi che tutto sono fuorché dei modelli da imitare, ma soprattutto perché una parte dei napoletani, la vede come ulteriore fango gettato sul buon nome della città, già oltremodo famosa, per non dire famigerata, proprio a causa della cronaca nera a sfondo Camorristico.
Da poco, a far compagnia a "Gomorra", ecco che troviamo "Anime Nere", film prodotto da Rai Cinema, scritto da Francesco Munzi, Fabrizio Ruggirello, Maurizio Braucci e diretto dallo stesso Munzi, Liberamente ispirato all'omonimo Romanzo scritto da Gioacchino Criaco, Presentatao all'Ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Anime Nere sposta la visuale dalla Campania e da Napoli, alla Calabria, in un paesino dell'Aspromonte, Africo, di cui è originaria la famiglia al centro degli eventi narrati. I protagonisti sono tre fratelli: Rocco, che vive a Milano con moglie e figlia, imprenditore immobiliare grazie a denaro sporco; Luigi, trafficante internazionale di droga e Luciano, che da sempre vive coltivando la propria terra, alla larga da qualsiasi traffico o affare mafioso. I problemi nascono quando il figlio di Luciano, Leo, con una bravata scatena una guerra tra famiglie nel paesello, dando vita ad una serie di vendette incrociate che coinvolgeranno tutta la sua famiglia, papà Luciano compreso.
Anime Nere è un film potente. Duro, nudo e crudo. I dialoghi sono tutti in dialetto calabrese stretto (tanto da richiedere i sottotitoli, come per Gomorra - La serie, dove però il dialetto non è così stretto). Gli attori, a parte Barbora Bobulova (Valeria, la moglie di Rocco) e Marco Leonardi (Luigi), sono quasi tutti semi-sconosciuti o addirittura non professionisti. Si respira un'aria pesante sin dalle primissime scene e, man mano che andiamo avanti con la visione, assistiamo ad un incupimento sempre maggiore dell'atmosfera, fino ad arrivare alla conclusione della storia, dallo sfondo nerissimo. Si ha come la sensazione che in quei luoghi la malavita, la 'ndrangheta, attiri dentro di sè, come un potentissimo buco nero, anche chi non vuole farne parte, come Luciano, trovatosi obbligato dagli eventi a smettere i panni di "buon cristiano" per vestire gli stessi indossati dai suoi altri due fratelli. E così è. La mafia è un buco nero. Potentissimo. Anche, ma forse sarebbe meglio dire soprattutto, in un paesino minuscolo come Africo, in cui è ancora più difficile sfuggire ai suoi possenti tentacoli. Niente a che vedere con i gangster movie alla Scorsese/Coppola, Anime nere è anche distante dallo stesso Gomorra, che comunque abbraccia una realtà ben più ampia rispetto a quella di un paesino arroccato sui monti della Calabria. Gomorra è Napoli, Milano, Europa. Africo è Africo. Tutto nasce e tutto muore tra le sue quattro case. Ma l'effetto su chi assiste a questa storia è altrettanto sconvolgente.