13 MAGGIO 2003: semifinale di ritorno di Champions league, Derby. Alle 15 di quel giorno recuperammo i biglietti e ci dirigemmo verso lo stadio io, Stefano e Lele (due miei amici fraterni). Belli carichi, partimmo da casa di Luvie, il nostro amico nerazzurro che si liberò del prezioso tagliando per soli 30 euro (quando fuori dallo stadio i bagarini chiedevano cifre mostruose) cacciando giù un urlo che fece vibrare i finestrini della mia cara, vecchia Renault Clio bordeaux che di lì a poco si sarebbe spenta definitivamente. Alle 15.30 eravamo già in piazza Axum. Ognuno di noi aveva portato un alcolico diverso. Io la birra, come al solito. Lele e Ste cocktails a base vodka. Avevamo pure un ottimo dessert...
Al cancello dello stadio ci raggiunse Max. Non c'erano tornelli elettronici, tessere con chip e altre puttanate repressive che ci sono oggi. I ragazzi in coda con noi spinsero "educatamente" gli addetti ad aprire i cancelli alle 16.45. Entrammo tesi e carichi come soldati prima della battaglia decisiva. Le scale che ci separavano dagli spalti del secondo anello blu, quelli che una volta venivano gremiti da Fossa dei Leoni, Brigate Rossonere e relativi gruppi affiliati ad essi, le percorremmo a tre gradini alla volta. Non sentivamo la fatica. L'adrenalina cancellava ogni stanchezza. In cima alle scale ci dirigemmo diligentemente verso il "Gruppo Lucifero" come d'abitudine in quegli anni. Lo show del sempre scatenato "Scarface" a.k.a. "Faccia bruciata" (uno dei ragazzi del "Lucifero") ci intrattenne per una buona mezz'ora prima di dar fuoco alle polveri e iniziare a fremere per la partita dell'anno. Di fronte a noi la curva nord. Fischi e insulti reciproci. Il tempo sembrava non passare. Avevamo dei buoni rimedi naturali per non farci pesare l'attesa. Man mano che lo stadio si riempiva però sentivamo la tensione alzarsi sempre di più. Alle 20 ormai San Siro era colmo di gente. Un buon 75% era occupato da interisti, dovendosi giocare Inter - Milan. Ma noi della Curva Sud ci facevamo sentire eccome. La cosa ci esaltava ancora di più. Ci sentivamo un po' come Leoni in gabbia. Pronti a ruggire ed azzannare. Con gli occhi iniettati di sangue e carichi come delle molle. Ore 20.40. All'ingresso delle squadre entrambe le Curve, come dei Pavoni, esibirono la loro "Ruota" sotto forma di Coreografia. Strisce di plastica colorata dipinsero la Curva Sud con il simbolo della Città (la croce Rossa su sfondo Bianco) e la scritta MILANO.
Di fronte a noi, nella Curva Nord, un immenso telone che prendeva due anelli raffigurava un serpentone brutto e minaccioso. Poi gli intelligentoni dei Boys o dei Viking avevano scritto qualche cazzata accompagnatoria, tipo "Milano siamo noi" o altre amenità cui credono solo loro. Fischi e insulti. "MERDE!!!" è il più gettonato. "MERDE" è come noi li chiamiamo abitualmente, gli interisti. Loro fanno lo stesso con noi. Alternando questo con un altro epiteto: "Ebrei". Robe di curva. Poi comunque si è tutti amici e si va a bere insieme dopo la partita. Mica siamo a Roma dove si ammazzano ai derby, letteralmente.
Comunque, il Milan schierava in porta Abbiati, che per l'occasione sostituiva un infortunato (o squalificato, non ricordo esattamente) Dida. Classica difesa con Maldini e Nesta centrali, Costacurta e Kaladze sulle fasce. A centrocampo il solito terzetto Gattuso Pirlo Seedorf con Rui Costa dietro le Punte, Inzaghi e Shevchenko.
Dall'altra parte ricordo solo quell'infame di Materazzi tentò di uccidere il nostro numero 7 in diverse occasioni. Invano, fortunatamente.
Le squadre avevano paura di farsi del male e ne venne fuori una partita non proprio avvincente. La posta in palio era la finale di Manchester (contro la Juve che avrebbe, il giorno dopo, eliminato con un secco 3-1 a Torino i Blancos del Real Madrid). Al 40° del primo tempo Seedorf con un pallone filtrante serve Sheva che dalla sinistra entra in area, supera con un rimpallo Cordoba e in scivolata batte Toldo in uscita insaccando per lo 0-1.
Stadio ammutolito, Curva Sud in delirio. Una selva di gesti dell'ombrello si alza al cielo. E il primo tempo finisce così. Grazie a questo gol, in virtù del regolamento UEFA, l'Inter per passare deve per forza vincere. Qualsiasi altro risultato qualificherebbe il Milan.
Il secondo tempo scorse lento come olio da una giara. Il Milan amministrava, l'Inter cercava di costruire qualche azione, ma il frangiflutti costituito da Nesta e Maldini era impenetrabile. Fino all'83°, quando il subentrato Obaoba Martins, un ragazzetto nigeriano non ancora ventenne, rimise in parità il risultato battendo Abbiati ed esibendosi nella sua caratteristica esultanza da acrobata circense, ricoperto da insulti di qualsiasi genere da parte nostra.
Mancavano 7 minuti più recupero, quindi una decina in totale, forse qualcuno in più, comunque meno di 15. A me sembrarono dieci anni. I più lunghi dieci minuti della mia vita da Tifoso. Al 92° Kallon, un altro giovane nerazzurro, ha la palla buona per mandare in finale la sua squadra, ma la tira sul ginocchio benedetto di Abbiati uscito a valanga per salvare il risultato.
UUUHHH si udì. Erano gli interisti che per un attimo avevano assaporato il dolce gusto della vittoria. Ma sarebbe stato come dare perle ai porci. E quindi niente, in finale ci andò il Milan (e sapete tutti come andò a finire) e tanti saluti, cari interisti.
Dopo il triplice fischio, noi, che ormai eravamo in versione "Raduno annuale degli Alpini", ci liberammo di ogni paura cantando a squarciagola i classici cori post derby vinto, più uno creato ad hoc per l'occasione: E VOI RESTATE A MILANO E VOI RESTATE A MILANO E VOI RESTATE A MILANOOOO, A MANCHESTER NOI ANDIAM!!! (sulle note di "Perchè è un bravo ragazzo nessuno lo può negar"). Usciti dallo stadio, andammo a festeggiare la vittoria e a prendere per il culo i nostri amici dell'opposta fazione. Ma con simpatia, sempre. Ci mancherebbe.
Purtroppo oggi la situazione è ben diversa. Il Grande Milan non esiste più. La società si è ridicolizzata con operazioni discutibili sia sul piano gestionale che su quello prettamente sportivo e la squadra è un ammasso di mezzi giocatori ed eterne promesse (o presunte tali) che vive a metà classifica e non partecipa nessuna competizione europea. Risorgeremo, prima o poi.
Sempre e Comunque Forza Vecchio Cuore Rossonero!!!