E arrivò il giorno tanto atteso, il giorno di “World War Z” di Marc
Forster (colui che diresse, tra gli altri, “007 - Quantum of Solace”). Riponevo
grandi aspettative in questo film che mi riportava alla mente gli horror di una
volta con protagonisti gli zombie. E invece no, niente di tutto questo. Si
tratta di un film con un malcelato spirito filoecologista in cui scoppia
un’epidemia che trasforma le persone in “Zombie - tecnicamente non morti -” ma in
realtà non lo sono, sono semplicemente soggetti idrofobi. Gli zombie di questo
film infatti corrono, scavalcano mura alte 80 mt, placcano come se fossero
degli inferociti giocatori dell’NFL durante il Superbowl. Comunque il fine
ultimo del protagonista, Gerry Lane (Brad Pitt) e quella di andare a cercare
una cura che possa sconfiggere questa epidemia. Per capirci, vi ricordate “28
giorni dopo” di Danny Boyle o “Io sono leggenda” di Francis Lawrence? Ecco, il
genere di Zombie presente in WWZ è quello... Tratto dall’ omonimo romanzo di
Max Brooks, il film prende in considerazione solo una parte della storia (o
delle storie). Il libro è un’artificiosa raccolta di interviste rilasciate da
chi ha salvato la propria pelle dall’attacco degli zombie che tali sono
divenuti per un epidemia esplosa in Cina. Non avendo letto ancora il libro, mi
sono affidato alle notizie che girano in rete (e me ne scuso), apprendendo che
un personaggio come il Gerry Lane del film non c’è. Giuro che appena finirò di
scrivere questa pseudorecensione da cinefilo novellino mi procurerò il romanzo
e lo leggerò (e forse poi potrò scrivere una recensione con piena cognizione di
causa). Comunque, il film, tecnicamente,
è bellissimo ma che dico, fantastico. A partire dalla colonna sonora firmata
“Muse”(pare che Matthew Bellamy si sia innamorato letteralmente del romanzo e
abbia voluto a tutti i costi far parte dei titoli di coda del film sotto la
voce Soundtrack by), per arrivare alle scene di massa e a quelle panoramiche.
Insomma veramente una figata. Poi però c’è Brad Pitt, nei panni del padre
simpaticone, ma anche dell’agente delle nazioni unite che lascia i campi di
battaglia per stare con moglie e figlie. Il classico eroe americano che, in
qualsiasi cosa faccia, dai Pancakes ai Blitz militari, risulta sempre il MIGLIORE,
Numberone!!!! Che figo!!!! Non dice nemmeno le parolacce. Infatti quando gli
tranciano uno specchietto della macchina non si lancia in poetici quanto
volgari inni contro santi e dei, ma si limita ad esclamare “Cavolo!!!” che
nemmeno io in 3a elementare avrei mai osato pronunciare. La moglie di Gerry
Lane, interpretata da Mireille Enos, è relegata al ruolo di domestica
rompicoglioni (la inquadrano sempre mentre rifà i letti e chiama al cellulare
il maritino proprio mentre questo è impegnato in una farsesca corsa in
bicicletta scortato da un camion corazzato per sfuggire agli zombie in un
aeroporto militare). Le note dolenti vengono fuori con la sceneggiatura.
Allora, gli zombie, per come li ricordo io, erano quei mostri che lasciavano
brandelli del proprio corpo per terra a ogni passo che facevano e quindi il
fatto che corressero e saltassero addosso alla gente mi risulta un po’ una
cazzata. E poi c’è “lo studioso”, quello che si offre volontario per accompagnare
Lane in giro per il globo, analizzare i sintomi e identificare le cure del
“Virus”. Ma lo fanno morire dopo un minuto perché il poveraccio scivola
nell’aereo appena atterrato e si spara in testa accidentalmente (ovviamente
dopo una dissertazione nerdesca-poetico-scientifica sulla natura-Serial
Killer-Stronza ecc che sarà la scintilla che farà scoppiare l’incendio nella
mente di Brad Pitt). Poi abbiamo il decimo uomo, ovvero colui che, in Israele,
decide di innalzare mura invalicabili per salvare tutti gli israeliani e i
palestinesi non ancora infetti. Assistiamo a un quarto d’ora di “pose” del
suddetto decimo uomo (che ha il diritto di veto su altri nove fantomatici
uomini) e poi, per colpa di dieci scemi che cantano, va tutto a ramengo, gli
zombi (attirati dai rumori) si incazzano e scavalcano le mura di Gerusalemme non scavalcabili e succede il più
classico dei casini… Assistiamo alla Fuga verso l’aeroporto, Lane e una
soldatessa israeliana con un braccio mozzato (Brad Pitt le aveva amputato il braccio dopo il morso di uno zombie, per slavarla dal contagio) salgono su un aereo della BELARUS
AIR grazie ad una scaletta calata dal pilota dalla cabina e in men che non si
dica succede un altro classico casino sull’aereo: uno zombie, entrato non si sa
da dove, crea scompiglio tra i passeggeri, e Brad Pitt scaglia una
bomba a mano (!?!) a caso tra la folla nel panico più totale, la fusoliera si
squarcia e rimangono solo lui, la soldatessa monca e i piloti (gli altri,
infetti e non infetti, volano tutti fuori dall’aereo). Il velivolo bielorusso precipita in una non meglio specificata foresta di abeti che scopriamo poi essere in
mezzo al Galles. Considerazioni: a) in dieci minuti l’aereo ha fatto
Israele-Galles; b) quando erano saliti a bordo, una Hostess di bordo aveva riferito
loro che l’aereo era appena atterrato, quindi di carburante non è che ce ne
fosse in abbondanza: ipotizzando che l’aereo provenisse da Minsk (Bielorussia),
che sta a non meno di 5.000 km da Gerusalemme, con un pieno di carburante
questi si sono fatti Bielorussia-Israele-Galles e per di più in dieci minuti.
Vabè. Soprassediamo. L’aereo si schianta, dunque. Si salvano solo Brad Pitt e
la monca. Brad Pitt ha un ferro infilzato nell’addome, la monca invece sembra
uscita da una salus per aquam. E vabè. Brad Pitt è talmente forte da riuscire a camminare
con un pezzo di ferro di 30 cm conficcato nella panza e riesce ad arrivare, non
si sa come, al centro di medicina sperimentale che gli era stato indicato via radio prima dello schianto in
una comunicazione con il vice direttore generale delle Nazioni Unite,
ovviamente suo grande amico. E qui iniziano le risate a crepapelle. Compare Pierfrancesco
Favino, l’ex Libanese di Romanzo Criminale, che impersona un medico italiano.
Ne combina di ogni. Mette a repentaglio la vita di tutti e Lane non osa dirgli
niente (anvedi questo è er libanese, se je dico quarcosa finisce che m’ammazza),
neanche un “Stai attento, perdincibacco!!!”. Favino attira tutti gli zombie che,
mentre in Israele erano capaci di scavalcare mura alte 80 metri, in Galles si
fanno fermare da una porta bloccata con un gancetto e quattro sedie appoggiate
e vabbè. Positivo è il fatto che la tensione rimanga alta fino alla fine (salvo
risate clamorose per colpa o merito di Favino che, involontariamente, fa di
tutto per far morire Pitt). Non si capisce però come funzioni il vaccino/camuffamento
ideato da Pitt. Io sinceramente l’ho visto più come sistema per prendere tempo
(infatti viene anche detto nel film) in attesa di un’idea migliore
partorita da qualcun altro, ma nessuno spiega come in realtà andrà a finire, e
quindi si rimane un po’ così. Perché da come Lane spiega il suo camuffamento,
tutti capiscono che, zombie o non zombie, la vita finirà comunque. Ma prima di
farlo uscire, il regista e i produttori questo film l’hanno guardato? Non hanno
notato queste imprecisioni? Non se le sono poste le domande che ci siamo posti
noi spettatori? Il film poteva essere una bomba totale ma, come al solito, si
cerca più di “stupire” con effetti speciali e scene apocalittiche, che di porre
una logica conclusione alle vicende narrate. Ora vado a leggermi il romanzo,
che è meglio.
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