Titolo originale: Grudge match;
Anno: 2013;
Paese: USA;
Genere: Commedia;
Durata: 113
Regia: Peter Segal;
Sceneggiatura: Tim Kelleher, Rodney Rothman, Doug Ellin;
Cast. Sylvester Stallone/Henry "Razor" Sharp; Robert De Niro/Billy "The Kid" McDonnen; Kim Basinger/Sally; Alan Arkin/Louis "Lightning" Conlon; John Berntal/B.J. Anderson; Kevin Hart/Dante Slate Jr.
Voto: 6/10 (di stima).
Trama: Il figlio di un ex impresario della boxe, per uscire dallo stato di povertà in cui vive, decide di far partecipare due vecchie glorie della boxe americana, Henry Sharp, detto Razor, e Billy McDonnen, detto The Kid, al lancio di un videogioco sulla boxe. Il primo non se la passa bene in quanto, dopo aver chiuso la propria carriera, è finito a fare l'operaio in una fabbrica siderurgica, il secondo invece ha un ristorante e intrattiene il pubblico con sketch più o meno divertenti. Quando si incontrano si azzuffano e la scena finisce su tutti i social network. Visto che trent'anni prima si erano scontrati sia sul ring che fuori, a causa di Sally, ex fidanzata di Razor, che aveva tradito proprio con Billy, per regolare definitivamente i conti i due allora decidono di sfidarsi un'altra volta, stavolta in un incontro vero, sul ring.
Per ammazzare il tempo in attesa di andare a vedere il FILMONE di cui tutti parlano in questi giorni (precisamente andrò a vederlo sabato 1 febbraio), ho deciso di dedicarmi a questa pellicola semiseria che mi aveva stuzzicato sin dal primissimo trailer: il Grande Match, ovvero vecchietti alla riscossa. E' un po' di tempo che assistiamo a queste risurrezioni artistiche da parte di attori che la loro, dal punto di vista dell'action, l'hanno già detta e ridetta: basti pensare a film come I Mercenari (con una carrettata di attori prossimi alla pensione, alcuni pronti anche per qualcosa che va più in là, come il Ranger Texano dall'ispida barba ma dal calcio rotante ancora molto facile, di nome Chuck Norris), o a R.E.D. dei vari Bruce Willis, John Malkovich e compagnia cantante e ballerina. Ebbene, anche il Grande Match può benissimo essere accodato a questi filmetti, che però, cifre alla mano, piacciono a molti (nelle sale da poco c'è anche la versione geriatrica di "Una notte da Leoni", leggi "Last Vegas").
Speravo che De Niro e Stallone non si prendessero troppo sul serio nel fare questo film: speranza soddisfatta nel momento in cui me li sono visti sullo schermo vestiti con una orripilante tutina verde addobbata di tante lampadine, nella scena in cui dovevano essere oggetto della motion capture per la realizzazione di un videogame pugilistico. Quindi non possiamo di certo inveire contro quest'opera che tutto è tranne che un seguito dei vari Rocky o di Toro Scatenato (CI MANCHEREBBE ALTRO!!!!). Eppure i due filmoni appena citati sono presentissimi in questa commediola da anni azzurri. Già, ma mai in maniera da farti reagire abbandonando la sala in un moto isterico di raccapriccio. Rocky e Jake sono presenti in immagini e foto e anche i tratti distintivi fanno pensare che i due personaggi siano gli stessi (infatti De Niro fa il cabarettista, dopo aver smesso con la boxe) e Stallone, in una scena dove sono presenti dei quarti di bue appesi, è tentato di prenderli a pugni come faceva in Rocky, salvo poi venire fermato dall'allenatore che gli impone di non prendere a pugni "la cena". Anche l'allenatore di Razor, Lightning (un simpatico Alan Arkin) ricorda molto il Mickey della saga dello stallone italiano (sebbene sia morto in Rocky 3 durante il primo incontro con Mister T/Lang): Mickey era sordo, Lightning invece deambula con uno scooterino a quattro ruote e viene prelevato dallo stesso Razor da una casa di riposo per anziani. E poi c'è Kim Basinger, che è un po' la "Elena di Troia" della vicenda. Anche se palesemente invecchiata è sempre bella, a differenza del doppiaggio con una voce da "telefonista erotica" che le hanno appioppato (e poi, sempre a proposito di doppiaggio, mi devono spiegare perchè magicamente uno che si chiama McDonnen abbia l'accento napoletano). Numerose gag strapparisate come quella dell'immersione dei pugni in un liquido ambiguo (spacciato per aceto, ma in realtà è "piscio di cavallo", o forse no?), per rendere più dura la pelle, o quella citata delle tutine verdi.
Ma abbiamo anche momenti un po' più seri, che implicano i rapporti con la famiglia o figli nati e cresciuti senza conoscere il proprio padre. Insomma, cose trite e ritrite che vediamo in nove film americani su dieci.
Per quanto riguarda la storia, non c'è molto da dire, prevedibilmente tutto va come previsto. Il Grande Match è un film che diverte e tenta, invano, di commuovere (perchè sai già come va a finire). Tutto sommato non è la porcheria che mi aspettavo, pur rientrando in pieno nella categoria dei film dimenticabili.
A me è piaciuto. Non mi aspettavo niente (sono andato a vederlo solo per fare contenti degli amici) e l'ho trovato più che godibile, fermo restando che è un film commerciale e senza pretese. Ma che secondo me conferma un dato inconfutabile: il prodotto-medio cinematografico americano è enormemente e qualitativamente superiore al prodotto medio di casa nostra... se penso alla sciatteria che si vede nelle nostre sale!
RispondiEliminaCompletamente d'accordo con te, Kris... Meglio 100 grandi match, che 1 cinepanettone a caso. Però mi incuriosisce parecchio questo "Smetto quando voglio" di cui ho visto il trailer... Non sembra essere la solita puttanata...
Eliminaeh sì, un filmetto medio decisamente dimenticabile.
RispondiEliminaforse era meglio se avessero fatto una porcheria assoluta, almeno sarebbe stato più memorabile ahah :)
Nella sua dimenticabilità, comunque, un capolavoro rispetto alle cagate che sfornano qua in Italia quotidianamente...
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