Visualizzazioni totali

Sezioni

giovedì 15 maggio 2014

SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO: VAMPIRI D'AUTORE.


Questa recensione in anteprima è pubblicata anche sul blog Theoscarface dell'amica Emanuela con la quale collaboro.
Scordatevi l'aglio, gli specchi, la supervelocità e tutte le leggende (salvo quella di cui in Twilight se ne sono bellamente fregati, ovvero quella dell'intolleranza ai raggi ultravioletti) che ci hanno inculcato sin dalla tenera età sui colleghi del Conte Impalatore. Jim Jarmusch, l'autorevole regista e sceneggiatore di Only lovers left alive (questo il titolo originale di Solo gli amanti sopravvivono), ha una visione tutta personale di questi strani esseri su cui valanghe di storie, racconti, romanzi e film sono stati realizzati sin dai più remoti tempi. Qui i vampiri bevono il sangue in calici minuscoli, se lo procurano in ospedale o da altri vampiri fidati e, addirittura, lo gustano sotto forma di ghiacciolo (geniale!!!).


Tom Hiddleston (già apprezzatissimo nei panni dell'ambiguo Loki nei due episodi del Marveliano Thor), Tilda Swinton (che non ha avuto bisogno di eccessivi artifici cosmetici) e Mya Wasikowska (l'Alice di Burtoniana memoria) vestono perfettamente gli abiti da succhiasangue che Jarmush ha fatto loro indossare in questa eccentrica pellicola.


In un gioco di continue allusioni al mondo vampiresco "mainstream" e conseguenti ironie sullo stesso, Jarmusch dipinge un quadro a tinte "dark" in cui vi sono due vampiri innamorati che hanno viaggiato nei secoli incarnando le più famose personalità in ambito culturale e scientifico e ora si trovano a distanza di migliaia di chilometri l'uno dall'altra: Adam vive da musicista un po' bohemien nella decadente, se non già decaduta, Detroit, mentre Eve abita a Tangeri, città che, anch'essa, non se la passa per niente bene. I due si ricongiungono in quel di Detroit per proseguire la loro storia d'amore. Ma poi compare anche la sorella di Eve, Ava, il cui nome da diva tradisce non a caso la sua provenienza dalla città che di dive ne ospita più di tutte le altre: Los Angeles. Ed è Ava l'elemento di rottura (in qualsiasi senso vorrete leggerlo andrà bene) che si interpone tragicamente tra i due vampiri, la cui caratteristica comune è una quasi disarmante calma che sfocia nell'abulia e nella voglia di rimanere nascosti nei loro antri senza vedere nessuno (salvo pochissimi ma fedelissimi e servizievolissimi "Zombie", cioè persone ancora "vive"), e senza fare alcunchè. A causa di Ava i due saranno costretti a fuggire da Detroit dove sembrava avessero trovato il loro perfetto nido d'amore con il sangue sempre a disposizione (Adam in versione "Doctor Faust" con camice bianco e stetoscopio è tutto un programma!).


Una volta arrivati a Tangeri, si troveranno a fare i conti con una carestia che metterà a serio rischio la loro sopravvivenza a causa della scomparsa del vampiro Marlowe (John Hurt), legatissimo ad Eve, suo fornitore di sangue "pulito", letterato le cui opere vengono erroneamente ascritte a Shakespeare. Marlowe muore proprio a causa di una dose di sangue infetto - vampiri che muoiono di malattia, che stregoneria è mai questa?!


Viaggia, Jarmush, su questo filo di sottile ironia ma di robustissimo impatto visivo e scenografico, dove a scenari deprimenti tipici di città in decomposizione si oppongono rifugi claustrofobici oscuri e un po' tetri come i personaggi che li abitano, pieni all'inverosimile di cianfrusaglie più o meno vintage (ricorrente il tema del 45 giri, e curioso il fatto che Adam usi come video-telefono un vecchio televisore anni '60 collegato ad un Pc portatile, mentre la Sorella Eve è più "avanti" e ha un Iphone). Quindi il Vecchio e il Nuovo che si scontrano. Jarmusch magistralmente affronta questo tema raccontandoci, alla fine, nient'altro che una storia d'amore infarcita di citazioni colte che faranno sorridere lo spettatore che per la prima volta avrà la possibilità di vedere vampiri morire non per colpa del sole che li colpisce all'improvviso o per paletti di frassino conficcati nel petto: l'infezione del sangue potrebbe essere vista come una forte critica ai tempi moderni, la cui caratteristica principale è la corruzione. Umani zombie corrotti e ignoranti (i medici prendono le mazzette per fornire sangue fresco ai vampiri) e vampiri superacculturati e molto riflessivi. Si direbbe quasi di assistere ad un film scritto da William Shakespeare e diretto da Charles Bukowski, o anche viceversa, per la commistione tra romanticismo e tematiche sociali presenti nel racconto.


Un film, dunque, tutto da gustare e da vedere e rivedere, per apprezzarne la genialità e l'innovazione apportate dal talentuosissimo Jim Jarmusch.
Nelle sale dal 15 maggio.

11 commenti:

  1. Un film che ho trovato impeccabile a livello estetico-visivo (Tilda Swintom è semplicemente perfetta) ma per il resto il film non mi ha entusiasmato particolarmente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io l'ho trovato assolutamente geniale!!! Non mi piaceva in questo modo un film vampiresco dai tempi di "intervista col vampiro"!!!

      Elimina
    2. io, che - come avrai capito - sono una gran rompicoglioni, credo che se lo avessi visto 30 anni fa me ne sarei innamorata, a partire dalla prima scena in cui appare Tilda Swinton. Pur non avendolo trovato lento e noioso come è successo a molti, sinceramente, dal genio di Jarmusch, mi aspettavo di più.

      Elimina
  2. da vedere e rivedere?
    non lo rivedo manco se mi pagano, un film così noioso :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me riguardandolo potresti apprezzarlo di più... A me succede spesso di cambiare opinione dopo la seconda visione di un film... Peró alla fine ognuno ha i suoi gusti... Io per esempio di film come nymphomaniac non voglio rivedere nemmeno la locandina... :-)

      Elimina
  3. Un film che ho trovato a tratti ammaliante. Due attori perfetti, ma va visto rigorosamente in lingua originale, a mio parere...

    RispondiElimina
  4. Ah questo lo voglio vedere. Mi piace già a prescindere, speriamo bene...^_^

    RispondiElimina