Dopo Rogue One – Star Wars Story,
il primo spin-off della monumentale saga di Star Wars, arrivata oggi all’ottavo
capitolo tra alti e bassi (dove gli alti sono i tre episodi della Trilogia
originale, mentre i bassi sono gli altri tre della Trilogia Prequel, e in mezzo
stanno i primi due episodi della Trilogia Disney, il settimo e l’ottavo, per
l’appunto), eccoci arrivati al secondo film della saga degli spin off, sempre col
marchio Disney impresso a fuoco, quello dedicato al personaggio più carismatico
di tutti, o meglio tra i più carismatici di tutti, Han Solo.
Dopo uno sviluppo travagliato, a
causa di disguidi relativi alla regia, originariamente affidata al duo formato
da Phil Lord e Christopher Miller (alla fine accreditati solo come Produttori
Esecutivi), sostituiti dopo poco tempo da Ron Howard per volere della Disney
che non approvava modo di concepire il prodotto affidato loro (probabilmente,
si dice, avevano dipinto in maniera troppo comica il personaggio principale. Ma
La Disney aveva dato un’occhiata alla loro filmografia? Lego Movie, Piovono
Polpette, 21 Jump Street...), finalmente Solo – A Star Wars Story ha visto la
luce venendo presentato il 15 maggio 2018 nientemeno che durante la Kermesse
cinematografica di Cannes, suscitando pareri abbastanza discordi tra i critici,
i fan della saga e i semplici, per quanto informati, spettatori.
Ma andiamo per ordine.
Il plot è quanto di più semplice
si potesse immaginare: si narrano le avventure, ambientate undici anni prima
degli eventi narrati in Rogue One, e subito dopo quelli de La Vendetta dei
Sith, che porteranno il diciottenne Han (Alden Ehrenreich) a conoscere
Chewbacca (Jonas Suotamo) e Lando Calrissian (Donald Glover) e a pilotare il
Millennium Falcon, la mitica nave intergalattica capace di percorrere in soli
12 (attenzione, non dite “in 14” altrimenti si indispettirà) Parsec la rotta di
Kessel. Oltre i sopra elencati personaggi, vedremo anche il fuorilegge Tobias
Beckett (Woody Harrelson), sua moglie Val (Tandie Newton), il primo amore di
Solo, Qi’ra (Emilia Clarke), mentre il villain di turno sarà Dryden Vos (Paul
Bettany), membro dell’Alba Cremisi, un sindacato criminale.
Il film inizia di corsa, senza
una presentazione dei personaggi, o del personaggio principale. Nulla si sa
sulle origini di Han, solo che è un ragazzino senza famiglia che vive truffando
e derubando, e sogna di diventare un pilota. L’imberbe Ehrenreich ci prova ad
essere un Han Solo credibile, ma manca di carisma, non si fa voler né bene né
male, non entra nel cuore, non ha niente dell’Han Solo Harrisonfordiano, non ci
somiglia nemmeno anatomicamente. E poi c’è Ki’ra, e anche lei esiste senza un
passato, non sappiamo chi sia, da dove viene e che ruolo abbia, se non quello
di rubare il cuore (AAAAWWWWW!!!) del giovane Han. Anche lei, oltre ad essere
di bella presenza non regala nulla in più al film. Al contrario quello
interpretato Woody Harrelson è un gran bel personaggio che ruba la scena un po’
a tutti ma, essendo un film dedicato ad Han Solo, la cosa stona un po’, non
trovate?
Stesso discorso va fatto per il Lando Calrissian di Donald Glover,
personaggio dalle potenzialità infinite, ridotto ad una sterile macchietta per
non oscurare completamente l’inutile Ehrenreich, che dovrebbe primeggiare su
tutti ma che il più delle volte si rivela più un futuro “Trinità” che l’abile
contrabbandiere in grado di far innamorare la Principessa Leia.
La regia di Ron Howard risulta
senza infamia e senza lode, tira dritto come la linea di un encefalogramma
piatto e va dal punto A al punto B senza intoppi di sorta, ma non regala
nessuno spunto interessante, nemmeno quando la sceneggiatura dei Kasdan si
inventa dei telefonatissimi Plot Twist che fanno esclamare “Oh, quelle
surprise!!!”. Inoltre nel film sono stati buttati dentro, come in un pentolone
di zuppa sul fuoco, evidentissime scopiazzature citazioni di film cult
del passato come Mad Max, Indiana Jones e non mancano ammiccamenti al genere
western nelle scene dei duelli che vedono impegnato il giovane Han Solo, oltre
alla scena della grande rapina al treno.
Tutto molto bello, ok, ma il film
latita, non vi sono picchi emozionali che lo rendano indimenticabile, bensì
tutto risulta fin troppo annacquato, trasparente, senza appeal. L’unica cosa
difficile da mandare giù, e di questo sì, ce ne ricorderemo, è stata l’assoluta
mancanza di un finale (ci sarà un sequel? Sì, no, forse, boh) e
l’incomprensibile comparsa di un personaggio utile solo per far inumidire le
parti basse dei fan della saga (compresi i libri e le serie animate) ma che
alla maggior parte degli spettatori rende ancora più difficile la comprensione
della storia che già prima non brillava di sicuro per scrittura e trasposizione
su pellicola. Insomma, un grande “Meh” è quello che molti di noi hanno
proferito borbottando all’uscita della sala, rispondendo alla domanda
“Piaciuto?”. Probabilmente Solo – A Star Wars story è l’anello più debole di
tutta la saga che è in procinto di sfornare il suo nono episodio e promette di
continuare a “regalare” nuovi spin-off, a cominciare dall’annunciato film
dedicato proprio a Lando Calrissian. La domanda è: ne varrà la pena?
Solo – A Star Wars story uscirà
nelle sale italiane il 23 maggio 2018, distribuito da Walt Disney Studio Motion
Pictures Italia.
Voto: 5.5
Luca Cardarelli
Luca Cardarelli
Non ti nego che ho molte riverse verso solo. Alla fine lo andrò a vedere, ma messo così non mi sembra niente di originale.
RispondiEliminaFilm deludente e fatto anche male.
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