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mercoledì 18 febbraio 2015

BIRDMAN O (L'IMPREVEDIBILE VIRTU' DELL'IGNORANZA) DI ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU


No, questo film non è un cinefumettone: basta leggere il nome del regista. Ma parla, a suo modo, di un Supereroe, anzi di un attore che vive intrappolato nell'immagine data dal supereroe di cui indossò, vent'anni prima, il costume: Birdman. Riggan Thomson (Michael Keaton) dopo aver preso parte alla trilogia dell'Uomo Uccello (le analogie con Batman si sprecano, soprattutto se andiamo a pensare che Keaton fu l'uomo pipistrello nei due episodi diretti da Burton) non riesce più ad ottenere una parte che sia una, e allora decide di darsi al teatro, riadattando l'opera di Raymond Carver "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore".


Inarritu ambienta il suo nuovo film nella Grande Mela, a Broadway, girandolo per un buon 95% utilizzando la tecnica del piano sequenza (virtuale) e quindi sottoponendo se stesso e gli stessi attori ad un enorme sforzo dal punto di vista tecnico. Infarcisce la pellicola del realismo che da tale tecnica emana per natura, mischiandolo con scene surreali, a tratti oniriche, di grande impatto visivo. Il cast, formato da star del calibro di Michel Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e Zach Galifianakis, gli dà una grandissima mano a raggiungere l'obiettivo di creare qualcosa di unico ed indimenticabile come Birdman. Ma questo film non è solo tecnica. E' anche sostanza. Molta sostanza. La prima cosa che salta subito all'occhio è la feroce critica portata ad un certo cinema, ovvero quello dei cinefumettoni o cinefracassoni alla Transformers, e si fanno nomi e cognomi, a tal punto che vien da pensare se qualche attore - Robert Downey Jr, ad esempio - non abbia deciso di citare in giudizio Inarritu per le pesanti offese rivolte a lui ed al suo Ironman in alcuni dialoghi. Poi è la volta delle nuove tecnologie al servizio dei media (Youtube, Twitter ecc), foriere di improvvisa quanto effimera celebrità, a cui Riggan Thomson sembra non volersi piegare, più per orgoglio personale che per altro.
E infine non viene risparmiato nemmeno il dorato mondo della critica, teatrale o cinematografica che sia, capace di portare un personaggio tanto alle stelle quanto alle stalle, mediante recensioni lodanti o spietatamente bastarde.
Il finale poi... Tutto da gustare ed interpretare.


L'eclettico regista messicano mette dunque tantissima carne al fuoco, ma quel che ne viene fuori è tutt'altro che un mappazzone  insipido e pesante, anzi, è un piatto prelibato da gustare e per cui chiedere il bis e anche il tris. Regia, montaggio, sceneggiatura, fotografia e colonna sonora fanno a gara per salire sul gradino più alto di un ipotetico podio, tanto è alta la qualità di ognuno di questi fondamentali elementi. E, come accennato sopra, anche il cast brilla di una luce potentissima.


Birdman è Cinema, metacinema, teatro e tantissimo altro ancora. Un capolavoro, da vedere e rivedere.
Giustificatissima la candidatura per il miglior film, insieme alle altre. Il 22 notte ne vedremo delle belle...
Voto 9/10
Luca Cardarelli

8 commenti:

  1. Un modo fantastico di cominciare l'anno cinematografico. Mi auguro che porti a casa un sacco di Oscar anche se purtroppo il mio è un desiderio utopistico...

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  2. Oh yeah, un capolavoro!
    Quest'anno sarà davvero dura trovare un film migliore...

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  3. Risposte
    1. Gli ho dato nove perchè spero sempre che possa migliorare con il film successivo. :-)

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