Visualizzazioni totali

Sezioni

lunedì 30 marzo 2015

A SECOND CHANCE DI SUSANNE BIER


Ci sono film che fanno male, sia a livello emotivo che, quasi, fisico. "A Second Chance" della regista danese già vincitrice di un Oscar al miglior film straniero nel 2011 per "In un Mondo migliore", Susanne Bier, è uno di questi.  
Al centro della vicenda due coppie di genitori: la prima, formata da Andreas e Anne (rispettivamente Nicolaj Coster-Waldau e Maria Bonnevie), che vivono bene, in una bella casa, lui poliziotto, lei casalinga, con il figlio neonato Alex. La seconda, formata da Tristan e Sanne (rispettivamente Nikolaj Lie Kaas e Lykke May Andersen), due tossici (ma di quelli pesanti) che vivono nella sporcizia e nel disagio, perennemente fatti di eroina, in un quartieraccio, con il figlio, anch'egli neonato, Sofus. Andreas conosce Tristan per averlo arrestato diverse volte. Tristan è solito picchiare Sanne, oltre che forzarla a drogarsi con lui. 
La tragedia avviene quando il piccolo Alex muore e ad Andreas viene la malsana idea di sostituirlo con Sofus, all'insaputa della moglie, infilandosi di nascosto in casa dei due tossici che, difatti, non si accorgono nè del rapimento nè della sostituzione. Pensano che Sofus sia morto. 
Nei piani di Andreas il delitto perfetto, ma a fin di bene, si sarebbe compiuto con l'arresto e la condanna di Tristan per maltrattamenti a moglie e figlio. Ma non tutto va come previsto, anzi assistiamo ad una catena di eventi tragici che porteranno la drammaticità della storia a livelli ancora più elevati.
L'atmosfera è cupa, il cielo grigio, i dialoghi al limite dell'isterismo, gli avvenimenti narrati fanno accapponare la pelle. Alcune scene, al pari delle situazioni che si vanno a creare, provocano addirittura conati di vomito. In confronto a questo film, "Trainspotting" e "The Broken Circle Breakdown (Alabama Monroe)" sono favole per bambini. 
Un film molto crudo che pone su uno sfondo sociale un indecifrabile psicodramma a tinte thriller che terrà incollati alla sedia fino alla fine e farà tirare un sospiro di sollievo con lo scorrere dei titoli di coda, non tanto per come finisce la storia, ma perchè, proprio, finisce. 
Pugno nello stomaco, ma non per questo sconsigliato, anzi.
Voto: 7,5/10.
Nei cinema dal 2 aprile.
Luca Cardarelli.



2 commenti:

  1. Mal sopporto la Bier già dal nome, ma se mi dici che merita dovrò recuperarlo :)

    RispondiElimina