Short Skin, diretto dal poco più che esordiente livornese Duccio Chiarini, che finora aveva girato solo dei corti e un documentario dall'improbabile titolo "Hit the Road, Nonna", racconta le disavventure del giovane Edo (Matteo Creatini), adolescente toscano (costiera livornese) prossimo al grande salto dal carcere della scuola superiore al leggiadro e privo di vincoli mondo universitario.
La vicenda prende in esame l'estate post maturità nella quale il nostro protagonista, tra un litigio con la sorella Olivia (Bianca Ceravolo) e uno con i genitori (Daniela - Bianca nappi e Robert - Michele Crestacci), passa le giornate a pescare o a prendere il sole in spiaggia con il suo miglior amico Arturo (Nicola Nocchi), il quale parla sempre e solo di una cosa: esatto, quella. Edo, che vorrebbe anch'egli smettere di usare le mani per passare al livello successivo, ha un segreto.
A causa di una malformazione congenita al prepuzio, l'atto sessuale, di qualunque tipo esso sia, gli provoca inauditi dolori. Mentre i genitori erano a conoscenza del problema, ma pensavano che fosse stato risolto in età ancora infantile, nè l'amico Arturo, nè le ragazze che girano intorno ad Edo, in particolare Bianca (Francesca Agostini), la sua "amica" di Milano che ha sempre passato l'estate in maremma (e di cui Edo è segretamente innamorato), ed Elisabetta (Miriana Raschillà), una ragazza rimorchiata in spiaggia, immaginano che la sua timidezza e paura (che sfociano spesso nella malmostosità) nell'avere rapporti troppo intimi con il sesso opposto siano dovuti a quel problema. La soluzione sarebbe quella di operarsi, ma Edo ha paura sia del dolore fisico che l'operazione potrebbe comportare sia della reazione di genitori e amici di fronte a tale eventualità.
Short Skin, se proprio dobbiamo lanciarci in paragoni azzardati, potrebbe essere considerato un nuovo "Ovosodo", ma anche un "Boyhood" all'italiana, dove i pensieri e le paure di un ragazzo sono praticamente la sceneggiatura del film e dove i momenti di spensieratezza tardoadolescenziale si alternano in maniera molto regolare con quelli di riflessione "da adulti". Certo, il target è il pubblico pari età del protagonista, ma anche i più grandicelli, come il sottoscritto, potranno ricordare, guardando le immagini che scorrono in maniera molto piacevole e mai noiosa, quando si rapportarono con gli stessi problemi (magari non proprio gli stessi, ma tutti, più o meno, a quell'età, abbiamo dovuto superare degli ostacoli per raggiungere un qualche obiettivo, sia esso una ragazza corteggiata, sia esso qualsiasi altra cosa). Inoltre il film si propone di analizzare la fragilità e le debolezze del sesso maschile in maniera alternativa rispetto ai canoni classici dettati dagli stereotipi del machismo.
Short Skin è un film che lascia con il sorriso sulle labbra, sebbene il percorso per arrivare a codesto sorriso è abbastanza tortuoso e pieno di piccole insidie. Il grande merito del regista è quello di far immedesimare lo spettatore con il protagonista, tant'è che ad ogni scoglio da egli superato corrisponde un sospiro di sollievo da parte di chi sta a guardare.
Presentato alla 71esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2014 e alla 65esima edizione del Festival del Cinema di Berlino (sezione Generation), Short Skin si avvale inoltre di una piacevole colonna sonora interamente curata dalla band indie rock dei Woodpigeon che, per stile, somigliano molto ai più famosi Arcade Fire che abbiamo apprezzato proprio nella colonna sonora del già citato "Boyhood".
Dal 23 aprile nei cinema.
Voto: 7/10
Luca Cardarelli.
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